Chi è appassionato di calcolatrici saprà sicuramente di cosa sto per parlare. L’ambito delle calcolatrici, specialmente quelle programmabili, vanta una numerosa schiera di appassionati, collezionisti e cultori di questi piccoli ed interessanti oggetti.
C’è chi preferisce le giapponesi, con Casio e Sharp a guidare la schiera orientale, chi preferisce le americane come Texas Instruments e HP in testa, ma tutti hanno in comune la passione per queste minuscole scatolette delle meraviglie che, spesso, si rivelano molto più che semplici calcolatrici.
In particolare, vorrei focalizzare l’attenzione su alcuni dei modelli di punta della Texas, i modelli delle serie TI-92 e TI-89, che vantano una così nutrita schiera di utilizzatori, appassionati, collezionisti e hacker da fare invidia alle migliori demoscene per personal computer.
La serie inizia ben 19 anni fa, nel 1995, con l’uscita dell’originale TI-92, una calcolatrice dotata di tastiera QWERTY e display LCD monocromatico ad alta risoluzione (per l’epoca), con ben 240×128 pixel. Si tratta della prima Texas Instrument capace di disegnare grafici in 3D, dotata di algoritmi CAS, nonché di un vero e proprio sistema operativo con tanto di applicazioni installabili e GUI, non troppo dissimile da quello che troviamo sui dispositivi Palm.
Il sistema CAS della TI-92, sigla che sta per Computer Algebra System, si basa sul software Derive, molto usato in ambito scientifico e scolastico, un software computazionalmente molto pesante.
Per reggere il carico di lavoro richiesto, Texas progetta la sua TI-92 intorno ad una versione a basso consumo della famosa CPU Motorola 68000, con frequenza di clock a 10MHz, che fino a pochi anni prima era usata per far muovere personal computer come l’Amiga 600.
La TI-89, nata tre anni dopo nel 1998, riprende la stessa piattaforma della TI-92 ma con una forma più classica, priva di tastiera QWERTY per venire incontro alle normative USA riguardo gli esami universitari, rendendo così la propria calcolatrice di punta disponibile anche agli studenti.
Le differenze hardware sono minime, e si limitano ad un display più piccolo, da 160×100 pixel, una memoria Flash al posto della ROM quindi con possibilità di aggiornamento, e una maggiore dotazione di RAM che passa da 128 a 256KB.
Negli anni si sono susseguiti alcuni aggiornamenti che hanno aumentato la disponibilità di memoria Flash e Ram su entrambe le linee, frequenze di clock maggiori, porta USB e nuovi design, nei modelli che sono tutt’ora in commercio TI-89 Titanium e Voyage 200, eredi rispettivamente della TI-89 e della TI-92.
Tutti questi modelli sono rimasti sostanzialmente compatibili tra loro, a meno di piccole varianti dovute alla versione del sistema operativo e altri piccoli dettagli, e la loro presenza sul mercato per quasi vent’anni ha favorito la nascita di una corposa comunità di sviluppatori e di software homebrew, concentratasi in buona parte attorno al sito/archivio www.ticalc.org.
Le creazioni vanno dal semplice programmino educativo scritto in TI-Basic, il linguaggio di programmazione integrato nel sistema, fino a complessi software di simulazione scritti in C e Assembly, senza tralasciare naturalmente anche scopi meno “professionali” come giochi ed emulatori!
Il tool di sviluppo homebrew più usato è GCC4TI, un cross compiler basato su GCC per Motorola 68000, modificato per generare binari compatibili con il particolare sistema di numeri floating point proprietario della Texas Instrument, consentendo quindi l’interazione con gli altri software di sistema.
Ma gli “hack” non si fermano al software. Esistono anche numerosi progetti per estendere le possibilità hardware, come espansioni di memoria, overclocking e retroilluminazione casereccia del display per citarne alcuni.
Una via di mezzo tra l’hacking ed il retrocomputing, insomma, con una piattaforma che nonostante sia ancora annoverata tra i modelli di punta della casa, si porta alle spalle quasi vent’anni di storia e sviluppi senza apparentemente accusarne il peso.