Da ormai quasi un mese mi sono tuffato con tutte le scarpe nel mondo Android, “facendomi le ossa” con un Nexus 4. Questo tempo mi è bastato per costruirmi una certa conoscenza del mondo Android e toccare con mano quella che ritengo sia l’autentica visione di Google per i sistemi operativi mobile, autentica perché non adulterata dalle “interferenze” di OEM e operatori telefonici che rendono meno libera e personalizzabile l’esperienza del terminale.
Questa libertà, che è un po’ lo stendardo di Android e dei sistemi Nexus, che Google brandisce contro la chiusura dell’ecosistema iOS, ha però due facce: una è la soddisfazione derivante della personalizzazione, l’altra è la frustrazione che inevitabilmente sopraggiunge quando i risultati desiderati tardano ad arrivare malgrado innumerevoli tentativi.
Il Nexus è un telefono in cui la libertà, in entrambi i sensi, si sperimenta al massimo grado. Out of the box non finisce la giornata con la batteria ma un paio di applicazioni risolvono il problema con risultati radicalmente migliorati (1 giorno e mezzo/2). Idem per il backup del dispositivo: le funzionalità di base fornite dall’account Google non coprono quanto da utente iPhone ho imparato ad aspettarmi. Anche qui mi è venuta in soccorso un’app che ha risolto il problema portandomi a un risultato – in termini di personalizzazione del backup – anche migliore di quanto offre iOS. Certo, sbagliando le impostazioni del backup si rischia di fare casini, anche questa è libertà.
Queste considerazioni e la constatazione di quanto la libertà di personalizzazione (a vantaggio di utenti e OEM) sia parte integrante della visione che Google ha infuso in Android, mi portano tuttavia a correggere i parametri di valutazione indicati circa un mese fa. Di conseguenza non sarà il terminale in sé ad essere valutato in rapporto alla sua capacità di soddisfare quanto da utente iPhone ho imparato a ritenere fondamentale, ma sarà la stessa visione di Google ad essere giudicata.
Cruciale ai fini di questa valutazione sarà la risposta a questa domanda: può un terminale Android “puro”, raggiungere tramite smanettamenti vari e applicazioni di terze parti un livello di fruibilità quotidiano analogo a quello che mi attendo da un iPhone? E, parallelamente, quanto valore aggiunge all’uso del telefono la libertà addizionale concessa da una versione non adulterata di Android?
Ad oggi credo di poter concludere che, in nome della citata libertà, nel design delle fondamenta dell’OS si sia sorvolato su piccoli particolari di uso frequente che alla lunga logorano. Di converso posso dire che rimango contento della scelta che ho fatto, che mi ha portato a guardare con maggior chiarezza alcune idosincrasie del mondo iOS.
Per la valutazione finale mi prendo ancora un po’ di tempo anche perché a giorni dovrebbe uscire la tanto anticipata versione 4.3 di Android, cui affido la speranza che alcuni problemi a mio modo di vedere gravi, vengano finalmente risolti.