A 24/7 Innovation , una conferenza organizzata a Torino per parlare di innovazione in Italia, si è parlato di quali sono i problemi e le difficoltà che gli imprenditori coraggiosi devono affrontare per cercare di fare innovazione in Italia.
Confesso di essere uscito dalla conferenza un po’ deluso, non perché i relatori non fossero di qualità (anzi, hanno quasi tutti detto cose giuste), ma perché ho sentito le stesse cose sentite un anno fa ad una conferenza simile. Mentre nell’ultimo anno il mondo correva, dunque, qui in Italia non è cambiato nulla.
In estrema sintesi i problemi emersi come ostacolo all’innovazione in Italia sono stati:
- Assenza di infrastrutture, che rende molto difficile il fare impresa perché manca il broadband, il credito alle imprese serio, un indotto a sostegno e, in generale, un clima che aiuti il fare impresa. Una frase mi ha molto colpito “Qui si pensa a fare il ponte sullo stretto, mentre in Corea del Sud il 95% delle abitazioni è raggiunto dalla fibra”.
- Assenza quasi totale di cultura tecnologica non solo nelle menti delle persone over 35, ma anche nei giovani, che vengono fin dalla scuola superiore diseducati e che poi assorbono la negativa cultura aziendale imperante nella gran parte delle società italiche.
- Assenza quasi totale di una cultura della condivisione, istituzioni pubbliche e private tengono per sé la conoscenza, non la condividono, ne sono gelosi. Un approccio sciocco e miope, è infatti noto che il vero valore non sono le idee in sé, ma il come le si realizza: il come si traduce la conoscenza in sviluppo.
- Le poche startup Italiane sono in gran parte orientate solo all’Italia, rendendo i loro profitti poco appetibili ai grandi investitori. Occorre agire localmente, ma avendo in mente un progetto su scala globale.
Mi permetto di aggiungere una mia personale riflessione, che emerge dalla mia esperienza di lavoro nel settore ICT. Per essere onesti fino in fondo va detto che in Italia ci sono, seppur pochi, operatori che lavorano con serietà e che producono prodotti/servizi di qualità. C’è però un problema: a chi vendo questa qualità? Essendo il consumatore Italiano incolto, questi spesso non si accorge del valore aggiunto che c’è in una proposta sì più costosa, ma qualitativamente molto più preziosa di quella di un’altra società meno seria.
Insomma, un altro grosso problema per cui in Italia non si fa innovazione è secondo me l’assenza di stimoli. Che stimoli hanno gli imprenditori ad innovare qui, se nessuno comprerà il prodotto della loro innovazione?