Ogni tempo ha i suoi stimoli e le sue necessità che si ripercuotono nell’immaginario collettivo. Oggi immaginiamo l’auto del futuro più piccola, efficiente e con sistemi di propulsione alternativi ai vecchi motori a combustione interna. In passato si sognavano solo potenze smisurate e la tenuta di strada degna di un ETR.
Eppure, da qualsiasi epoca proveniate, qualsiasi cosa immaginiate, forse non vi siete mai accorti che l’automobile in realtà, pur aggiornata con tecnologie sempre nuove, non si è mai evoluta da un secolo a questa parte. Mercedes decise di creare qualcosa di realmente rivoluzionario nel 1996 e sondò il terreno con la SCL600, che purtroppo non fu mai altro che un prototipo.
Se leggete Focus, aspettate da anni un futuro imminente pieno di auto volanti e auto che cercano un parcheggio e vi si infilano da sole (o quasi), eppure nella guida siamo costretti agli stessi complicati movimenti da più di un secolo.
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La Mercedes SCL600 (immagini) sostituì volante, cambio e pedaliera con un sofisticato sistema, denominato drive-by-wire, cioè dei semplici joystick ai lati dei sedili, dai quali si può controllare la vettura con una sola mano e in tutta sicurezza.
L’auto non è solo un concept design, ma è un prototipo perfettamente funzionante, che richiese uno sforzo ingegneristico immenso all’epoca, anche avvalendosi di collaborazioni con importanti aziende giapponesi che operavano nei campi dell’elettronica e della robotica.
Manovrando i joystick, le indicazioni vengono inviate a una gran quantità di attuatori elettrici ed idraulici, che si occupano di comandare motore, cambio, sterzo e freni, in base agli ordini impartiti. Così spingendo la leva in avanti l’auto si muove in avanti, questo movimento unito ad uno laterale naturalmente permette di impostare le curve. Tirando la leva indietro l’auto frena e una volta fermi, riportando la leva in posizione centrale e tirandola indietro una seconda volta si aziona la retromarcia.
Il contatto tra il guidatore e il mezzo però è mediato da un complessa rete di centrali elettroniche, che attraverso dei sensori monitorano ogni parametro della guida: angolo di sterzata, velocità del mezzo e della rotazione delle ruote, giri del motore, marcia utilizzata, condizioni dell’asfalto, accelerazioni (che comprendono anche frentate, trasferimenti di carico ecc).
Tutti i dati raccolti, non solo servono ad attuare prontamente sistemi di sicurezza attiva (come il sistema anti bloccaggio e per prevenire imbarcate), ma corregge le brusche o eccessive manovre da parte del guidatore, addolcendo le reazioni del mezzo, a ulteriore vantaggio della sicurezza e del comfort.
L’intelligenza nascosta sotto la scocca dell’auto inoltre agisce anche sui comandi di guida. Con l’aumentare della velocità aumenta la sensibilità del joystick, ovvero a parità di movimento laterale del comando, corrisponde un angolo di sterzo sempre minore man mano che la velocità si fa più elevata. Inoltre le leve sono munite di sistema di feedback, che a seconda delle condizioni di guida irrigidisce o allenta i movimenti, per manovrare con il mignolo e avere una presa sicura in autostrada.
La Mercedes SCL600 fu un esibizione di tecnologia come raramente si sono viste nella storia dell’auto: in essa sono concentrate tante soluzioni innovative che hanno continuato a stupire anche molti anni dopo, quando finalmente entrarono in produzione. Tutte tranne il drive-by-wire purtroppo. I fari bi-xeno furono introdotti per la prima volta nella Mercedes classe E del 2002 erano già presenti, l’active body control arrivò nelle auto di serie solo nel ’99 con le classe CL e S, il tetto in cristallo elettrocromatico (che si oscura a comando) solo nel 2002 con la sontuosa Maybach 62 e la particolare apertura trovò posto soltanto nel 2003 sulla cattivissima Mercedes McLaren SLR.
Anche esteticamente ha fatto storia. La prima SLK e la classe S precedente all’attuale si sono ispirate profondamente al frontale della SCL600. Il profilo della CL è pressoché identico e la linea di cintura bassa e piatta ha ispirato tutta la produzione di un decennio di Mercedes.
Un’auto dunque unica (a tutti gli effetti, infatti ne esiste un solo esemplare) che ha segnato la storia dell’automobile, che però non è riuscita ad affermare la sua principale e più importante innovazione. Probabilmente una delle cause è la gran quantità di romantici, che vogliono la propria auto così come l’hanno sempre sognata, sempre con lo stesso rombante motore a combustione, un volante tra le mani con la leva del cambio da maltrattare vicino alla propria gamba destra.
In realtà la tecnologia drive-by-wire, attualmente è utilizzata dall’ibrida Toyota Prius , che necessita di un controllo computerizzato della gestione degli input che arrivano dal guidatore per far funzionare efficacemente il sistema di propulsioni ibrida. Ad esempio se chi è alla guida frena leggermente probabilmente i freni non vengono azionati, ma parte l’alternatore, che fa decelerare l’auto rigenerando, sotto forma di elettricità, parte dell’energia cinetica del movimento. Ma la Prius ha ancora un volante e dei pedali.