E’ notizia attuale e molto sentita, non solamente in Sardegna, la protesta dei minatori della CarboSulcis riguardo la possibilità che venga realizzato un impianto termoelettrico piuttosto particolare, il quale permetterebbe, almeno nelle intenzioni, di utilizzare il carbone presente nel sottosuolo della regione del Sulcis, territorio a sud-ovest della Sardegna, ricchissimo di questa risorsa e già noto e sfruttato durante il periodo fascista, risorsa (il carbone in generale) che attualmente costituisce la fonte energetica più interessante grazie allo sviluppo di tecnologie che ne hanno ridotto fortemente l’impatto ambientale.
Tale protesta ha alimentato diversi dibattiti, principalmente sviluppati sul fronte delle problematiche occupazionali, con sporadici e spesso fuorvianti accenni alle questioni tecniche, pertanto andremo quest’oggi (e proseguiremo nelle prossime settimane) ad analizzare un po’ meglio le tecnologie legate all’impiego del carbone per arrivare poi a parlare del tanto discusso “Impianto Integrato Sulcis“.
IL CARBONE COME RISORSA ENERGETICA TRA PRESENTE E FUTURO PROSSIMO
Sebbene a riguardo degli impianti termoelettrici molto sia stato già scritto in queste pagine, poco si è parlato del carbone, nonostante questa fonte fossile rappresenti uno degli attori più importanti nello scenario delle fonti energetiche impiegate nel mondo, il cui impiego è con molta probabilità destinato a crescere (come già sperimentato recentemente in Germania) per sostenere l’uscita di alcuni paesi dall’energia nucleare.
Il tanto discusso (e temuto) carbone, in realtà, ha subito un forte interessamento della ricerca tecnico-scientifica al fine di sviluppare tecnologie capaci di ridurne le emissioni, e tali attività hanno portato a sensibili miglioramenti su tale fronte.
Negli impianti più obsoleti il carbone veniva combusto utilizzando bruciatori a griglia fissa, analogamente a quanto esposto quando abbiamo parlato di termovalorizzatori, pertanto la sua pezzatura era piuttosto grossolana e la combustione non permetteva di raggiungere un’elevata efficienza del processo.
Impianti di questo tipo sono oramai archeologia industriale e probabilmente non più presenti, quantomeno nei paesi industrialmente avanzati, dove la tipologia di impianto adottata impiega caldaie alimentate a polverino di carbone, sia di tipo “a letto trascinato” che a “letto fluido“.
Indubbiamente nell’immaginario collettivo il carbone viene associato (erroneamente) agli impianti più obsoleti (e per certi versi simili all’impiego domestico del carbone tipico del passato) mentre già oggi, mediante l’adozione di tutte quelle soluzioni di post trattamento dei fumi, imposte per legge secondo limiti di emissione periodicamente aggiornati, rappresenta una soluzione caratterizzata da emissioni limitate, sebbene il post trattamento dei fumi richieda ingenti quantità di carbonato di calcio per la riduzione degli ossidi di zolfo.
Le motivazioni ad un uso sempre crescente del carbone sono sostanzialmente di due:
- disponibilità in diversi paesi non geo-politicamente instabili
- basso costo della risorsa
Con questo anche per oggi è tutto, vi invito a continuare a seguire la rubrica e vi rinnovo l’appuntamento a lunedì prossimo, sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.