So bene che da anni l’attenzione del mondo tecnologico è spostata sul mobile, che Krait, Tegra, Snapdragon sono ormai più noti di processori che hanno scritto la storia dell’informatica come Alpha, MIPS, PowerPC e 68k. Però qui in Appunti Digitali circolano molti veterani informatici e in generale molti di noi seguono con passione la storia informatica. Per questo voglio porvi una domanda relativa ad uno snodo fondamentale nell’evoluzione del Mac, un enorme “what if” che avrebbe condizionato pesantemente tutto il mercato.
La domanda in forma estesa è la seguente: se Jobs fosse stato CEO della Apple all’inizio degli anni ’90, avrebbe scelto PowerPC per la successione alla famiglia 68k o avrebbe puntato dritto ad Intel?
Qualche breve reminder: AIM, l’alleanza fra Apple, Motorola e IBM che ha dato vita al PowerPC, nasce nel 1991, durante la gestione Sculley. Nel frattempo Jobs, uscito dalla Apple nel 1985, dava vita a NeXT, produttore di workstation basate su CPU 68k. Già nel 1992, coi costi di produzione alle stelle causa l’approccio maniacale all’hardware di Jobs e la concorrenza sempre più serrata di Sun, SGI, HP etc., NeXT portava il proprio OS NeXTStep su architettura Intel 486.
Fu poi lo stesso Jobs, rientrato in Apple, ad avviare il segretissimo porting della nuova generazione di OS basato su NeXTStep, OS X, verso l’architettura Intel.
Se a questo punto la risposta pare scontata, è bene ricordare la posizione competitiva in cui si trovava Intel all’inizio degli anni ’90: la maggior parte dei computer venduti era equipaggiato con CPU 386 o 486, il Pentium era di là da venire (debuttò nel 1993) e, in una situazione del mercato CPU molto meno monocolore che il 2005 (anno dello switch del Mac a Intel), non presentava agli occhi di un “control freak” come Jobs, il valore distintivo, l’esclusività e il controllo che il frutto di AIM, PowerPC prometteva.
Inoltre il mercato Apple, che proprio all’inizio degli anni ’90 si avviava a divenire l’underdog dell’industria tecnologica, era quanto mai lanciato in una crociata anti-PC. Per quanto strano possa sembrare oggi, all’epoca una transizione a Intel avrebbe causato reazioni imprevedibili, specie se non accompagnato da evidenti vantaggi sul fronte prestazionale.
A voi!