Quando l’innovazione vince sulla tradizione – 24 ore di Le Mans 2012

Dopo avere completato la serie di post sul Petrolio (sebbene ritorneremo in futuro sui temi discussi nell’ultimo post), andiamo oggi a parlare di una notizia non più recente ma che merita ugualmente di venire discussa nelle pagine della rubrica Energia e Futuro, infatti andremo a parlare della 24 Ore di Le Mans e di alcune caratteristiche comuni a diverse vetture, ed in particolare di quelle della vincitrice, l’Audi R18 E-Tron quattro.

LA 24 ORE DI LE MANS – UNA TRADIZIONE LUNGA QUASI UN SECOLO

La 24 ore di Le Mans è una delle corse automobilistiche storiche, figlia di una tradizione sportiva antica nella quale le corse erano delle vere e proprie avventure, articolate su lunghi tracciati quando non su vere e proprie strade civili (ad esempio la 1000 miglia) e su distanze molto elevate che comportavano lunghe sessioni di guida anche in notturna.

La trasformazione di questo automobilismo nella forma moderna ha visto la scomparsa di molte competizioni storiche, ma alcune di queste sono sopravvissute e giunte fino a noi sebbene con alcune differenze, e la celebre e “classicissima” 24 Ore di Le Mans ne è una delle più celebri esponenti.

La corsa si disputa sin dal 1923, seppure con alcune interruzioni, e si sviluppa lungo i 13.629 km (attuali) del circuito della Sarthe situato nei pressi della cittadina di Le Mans, il quale spesso è stato teatro di grandi sfide tecniche tra le più grande case automobilistiche del mondo, molto spesso impegnate in prima persona per questa competizione, e tali sfide sono state spesso possibili grazie ai particolari regolamenti di questa categoria di competizioni automobilistiche che cercano di equilibrare il livello prestazionale delle vetture (seppure con dei limiti) mediante opportune limitazioni tecniche (flange all’aspirazione, peso della vettura, dimensione serbatoio, ecc.) che permettono alle varie case automobilistiche di presentare soluzioni abbastanza variegate (motori turbocompressi che convivono con i motori aspirati sino ad arrivare ai recenti motori Diesel ed Ibridi).

Tra le marche che appartengono alla storia della 24 Ore ci sono in particolare Alfa Romeo, Ferrari, Ford, Matra, Bentley, Jaguar, Porsche, Peugeot ed in tempi piuttosto recenti l’Audi.

Proprio quest’ultima si è distinta nelle ultime edizioni per alcuni successi ottenuti attraverso motorizzazioni inusuali nel mondo sportivo, ovvero il motore Diesel (vincente per la prima volta nel 2006) ed il motore Ibrido nell’edizione di quest’anno.

IL MOTORE IBRIDO ALLE PRESE CON LA COMPETIZIONE – AUDI R18 E-TRON QUATTRO

Se dal 2006 il dominatore incontrastato è stato il motore Diesel, caratterizzato come ben noto da consumi più contenuti rispetto ad un analogo a benzina, l’edizione 2012 è stata quella del motore ibrido e della sua presenza “in massa” nella competizione, infatti le tre case automobilistiche favorite, Audi, Peugeot e Toyota (con l’outsider Nissan) hanno presentato le proprie vetture dotate di soluzioni atte a recuperare energia in fase di frenata del veicolo per restituirla alle ruote motrici in accelerazione impiegando soluzioni differenti, tra le quali anche il KERS già utilizzato in Formula1, ma sicuramente la soluzione più inusuale (e per certi versi inaspettata) è stata quella dell’Audi.

La casa di Ingolstadt è da diversi anni la regina quasi incontrastata della 24 Ore di Le Mans, e la soluzione introdotta è basata su un sistema di recupero dell’energia in frenata con accumulo meccanico attraverso un volano (e non elettrico con batterie o super condensatori) il cui azionamento avviene attraverso il funzionamento di un motore/alternatore elettrico.

In fase di frenata tale unità recupera una parte dell’energia che altrimenti verrebbe dissipata dai freni e la utilizza per accelerare il volano di accumulo, mentre in fase di accelerazione tale energia accumulata viene restituita all’unità motore/alternatore e trasmessa alle sole ruote anteriori (difatti la vettura è complessivamente quattro ruote motrici, sebbene non stabilmente).

L’apparente semplicità del funzionamento si scontra con una complessità di gestione estrema, complessità “addomesticata” dai tecnici Audi che sono riusciti a rendere trasparente al pilota la gestione dell’intero sistema.

Il risultato di tale competizione, sebbene maturato in un contesto tecnico estremo e strettamente correlato alle esigenze delle competizioni (per loro natura molto differenti rispetto a quelle dell’uso stradale), ha fornito all’Audi un grande ritorno in termini di immagine e non solo, in quanto le tecnologie sviluppate possono rappresentare una solida base per un loro sviluppo ed impiego nell’ambito automobilistico tradizionale, sebbene la tecnologia di accumulo a volano sia molto interessante e discussa (ma ancora immatura) anche per impieghi differenti legati all’accumulo di energia da fonti fluttuanti come quelle rinnovabili.

Anche per oggi è tutto, vi aspetto lunedì prossimo sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.

Press ESC to close