Osservando le discussioni sorte intorno a Windows 8 ho avuto modo di riflettere su quella che mi appare una costante nel mondo IT: gli effetti che sul mercato sortiscono le innovazioni radicali. In particolare mi riferisco a quei processi di semplificazione che negli anni ’80-’90 hanno portato la GUI alle masse e oggi, dopo l’ingresso sul mercato dei dispositivi touchscreen di nuova generazione, richiedono una revisione touch-centrica delle UI.
Attenzione: non contesto minimamente i rilievi sollevati nel merito, che reputo in gran parte fondati. L’obiettivo di queste mie considerazioni è mettere in discussione le insinuazioni sui fini secondi.
Prima che corriate a commentare, intendiamoci: non credo che la semplificazione non porti dei tradeoff. Ad esempio, il fatto che un sistema possa approvvigionarsi di software esclusivamente attraverso un app store in cui tutto il software è vagliato dal produttore della piattaforma stessa pone dei limiti importanti. L’utente cede parte del controllo sulla macchina, ma in cambio di cosa? Questo qualcosa ha un valore? Qui arriva la prima fallacia in cui incorrono i “critici a prescindere”: le masse che scelgono prodotti “semplificati” sono al più eterodirette, se non composte da caproni incapaci finanche di capire cosa sia più idoneo alla soddisfazione delle proprie esigenze. Individui instupiditi “dal sistema”, che non capiscono il valore di mantenere il controllo sulla propria macchina. Valeva per il passaggio dalla linea di comando alla GUI, vale per il passaggio dal point&click al touch.
Con l’eccezione che mentre ieri con la riga di comando ci voleva perlomeno molta pazienza e moltissima memoria, oggi si sente un “graybeard” anche chi ha aperto una volta o due il regedit.
Segue un ulteriore non consequitur: che la semplificazione implichi necessariamente una volontà manipolatoria. Una fallacia logica, beninteso, del tutto speculare rispetto a quella in cui cade chi, per definizione, reputa che l’unico fine di questi processi di semplificazione risieda nel miglioramento dell’esperienza utente. Sono posizioni speculari ed errate in quanto partono da prospettive generalmente preconcette di antagonismo o adesione, che si sviluppano al di fuori di un ragionamento economico.
Per l’appunto, quanto è economico per un’azienda limitare le possibilità di azione dell’utente senza offrirgli in cambio nulla? D’altronde, quanto valgono le economie “occulte”? Qualcuno si è mai preso la briga di quantificarle? Se cercassimo tutti di offrire dati a sostegno di queste teorie del complotto assisteremmo certo a discussioni più fondate.
Diceva David Ogilvy, uno dei padri della pubblicità moderna: “il consumatore non è idiota, il consumatore è tua moglie.” Una moglie (fratello, sorella, marito, zia, nonno) che se non avesse le funzioni a portata di mano semplicemente non le userebbe. O che magari, clicca qui e clicca lì, ha trasformato il suo computer nel tassello di una botnet russa. E che ha sempre visto quelle che a te sembrano indispensabili leve di comando come inutili complicazioni di fronte alle sue semplici esigenze.
Anche perché, alla fine, ogni prodotto lanciato sul mercato, al di là delle speranze o proiezioni dell’azienda, suscita reazioni proporzionali alla sua capacità di risolvere problemi, abilitare nuove funzionalità o ampliare l’accesso a funzioni esistenti. Ma non esclude al contempo soluzioni alternative né preclude la libertà di tornare indietro.
Nella fattispecie se la domanda di Windows 7 rimarrà forte – e c’è da scommettere che lo sarà per i primi tempi – avrà senso per Microsoft continuare a proporlo onde non cedere quote di mercato. O piuttosto avrà senso perdere quote di mercato per concentrarsi su un ecosistema minoritario ma più diversificato e coerente, a la Apple. In entrambi i casi a rischiare sarà Microsoft e a dire sì o no sarà l’utente. Il quale, come ebbe da dire Bill Gates circa Windows NT, se non capisce il valore aggiunto del prodotto, vuol dire che non è in target.
PS A chi, proprio in occasione di Windows 8, ha pensato bene di richiamare in causa l'”abuso di posizione dominante”, gradirei ricordare che, per la prima volta con Windows 8, Microsoft sta mettendo a repentaglio la quota di mercato di Windows, a fronte di un cambio di strategia del tutto inedito nella sua storia. Inutile a dirsi, molto rischioso. D’altronde si sa, il mondo è pieno di sorprese per chi non ha memoria.