Voglio dedicare il post di questo week end alla condivisione di un’ analisi del mondo del retrocomputing in Italia che stiamo cercando di promuovere attraverso i media digitali più seguiti.
Le considerazioni che seguono sono frutto di un lavoro condiviso da alcuni dei più attivi (e noti) appassionati italiani e sono alla base del Computer History Manifesto che trovate all’indirizzo: http://www.computerhistorymanifesto.org/ e a cui vi invito ad aderire e contribuire.
Retrocomputing: tre scuole di pensiero, un solo movimento
Il mondo del retrocomputing sta decisamente vivendo la sua primavera: blog, siti, post ed altro hanno letteralmente invaso il web e, sempre più spesso, anche la carta stampata.
Tutto questo entusiasmo porta, inoltre, alla creazione di eventi in cui è possibile “toccare con mano” i sistemi che hanno fatto storia e partecipare a veri e propri seminari incentrati su una tematica ben definita o su un particolare sistema.
Così, negli ultimi anni è stato possibile assistere a una serie di eventi, sparsi, praticamente, in tutta la Penisola: da Pavia (Non c’era una volta il personal computer) a Torino (Steve Jobs 1955 – 2011 e Storia Informatica), passando per Firenze (Omaggio alla rivoluzione informatica, BIT), Avellino (Comunicando) e arrivando a Cosenza (InsertCoin). Ovviamente l’elenco non è completo e attualmente sono già in essere una serie di nuovi eventi che affronteranno tematiche diverse, sempre legate dalla passione per la storia informatica.
Eventi
Siamo quindi difronte ad un “movimento” ricco ma ancora acerbo, che pian piano sta cercando la propria identità attraverso forme diverse più o meno organizzate, come ad esempio il MuPIn (Museo Piemontese dell’Informatica) o le più semplici mailing list.
Quello che però emerge dall’insieme è che le varie community di appassionati, in modo trasversale, aderiscono implicitamente a tre diverse scuole di pensiero: quella Purista, quella Divulgativa e quella Collezionistica. La prima predilige tematiche squisitamente tecniche, rivolte in modo particolare a esperti in grado di rivoltare un calcolatore (elaboratore elettronico) con naturalezza e sicurezza. La seconda, invece, predilige la divulgazione della storia informatica in modo semplice e immediato, indirizzando i propri sforzi soprattutto ai non tecnici e dando ai sistemi in una corretta collocazione storica e un opportuno posizionamento nella vita comune. La terza è legata più al possesso fine a se stesso, solo a volte indirizzato a condividere ciò che si ha con terzi.
Le tre scuole vanno a formare quello che potremmo definire il triangolo del retrocomputing.
Il Triangolo del retrocomputing
Ovviamente, come tutte le cose, le tre scuole di pensiero si contaminano a vicenda, con appassionati che sono difficili da inquadrare in modo specifico, anche se la differenza è comunque sempre percettibile. Potremmo, ad esempio, guardare l’insieme da un punto di vista Tecnico-Sociale che approfondisce la relazione tra le macchine e gli uomini, evidenziando come essi si influenzino a vicenda in una sorta di darwinismo combinato.
Approcci diversi finalizzati comunque all’analisi e la conservazione di quello che, dopo la rivoluzione industriale, è sicuramente il cambiamento che più di ogni altro ha influenzato il progresso tecnologico, accelerandolo come mai in passato.
Non è infatti possibile parlare di questa grande rivoluzione senza avere una padronanza delle tematiche che si vanno ad affrontare, considerandole sia in modo puntuale che nel loro insieme.
Vi faccio un esempio pratico: l’anno scorso il nostro Paese, oltre a riscoprire la propria Unità, ha riscoperto anche la storia di Olivetti Programma 101 ed il suo team di progettisti. Ebbene qual è il modo corretto di presentare questo piccolo gioiellino storico? Sicuramente attraverso Giovanni De Sandre e Gastone Garziera, due dei suoi progettisti, ma anche attraverso Pierpaolo Perotto, figlio di Piergiorgio che guidava il team, che racconta la “perottina” ma anche il desiderio del padre di creare un calcolatore utilizzabile al di fuori del mondo dei “tecnici in camicia bianca”. E perché non un connubio tra elementi tecnici, passione, speranze e delusioni come proprio De Sandre e Garziera fanno nell’ottimo documentario di History Channel?
Insomma le possibilità sono molteplici ma “da grandi opportunità derivano grandi rischi”, ed è qui che tutti i fautori di questo movimento devono convergere. Ogni singola iniziativa ha un suo valore, per quanto piccola essa sia e per quanto di nicchia possa sembrare: infatti se si riesce a catturare l’attenzione anche di una sola persona si può essere soddisfatti, perché un altro piccolo tassello è stato aggiunto al disegno generale.
Da non dimenticare, poi, l’aspetto più “fisico”, ovvero quello del collezionista e del recuperatore (vabbé, il termine è un po’ brutto però rende l’idea) che preserva i calcolatori (elaboratore elettronico), il software, i manuali, le riviste e molto altro ancora. La loro passione è fondamentale e non è assolutamente svincolata dal contesto fin ora descritto. Diciamoci la verità: se ad un evento “retro” non si associa anche la “fisicità” di quanto divulgato, sicuramente l’evento stesso resta monco di una parte fondamentale.
In particolare il recuperatore/tecnico si occupa di salvare la maggior quantità possibile di materiale, recuperandone la funzionalità, esplorandone le note tecniche sia dell’hardware che del relativo software, il tutto per salvaguardarne la memoria funzionale.
Il divulgatore, oltre a salvare il possibile preservando al meglio i sistemi, si occupa anche di rendere accessibile agli altri i beni materiale e le conoscenze acquisite, per poterle condividere, finalizzando spesso il tutto alla realizzazione di mostre ed eventi.
Il collezionista, invece, si occupa in modo più accentuato dell’aspetto esteriore e alla completezza delle configurazioni, finalizzando solo a volte, la sua attività alla realizzazione di esposizioni e quindi all’aspetto divulgativo sopra evidenziato ma comunque, sempre ponendo se stesso al centro del discorso.
Volendo schematizzare questa diversificazione, potremmo ipotizzare di chiamare i primi “puristi” ed i secondi “divulgatori”, ognuno con caratteristiche ben definite:
Puristi | Divulgatori | Espositori | |
Tematiche | Prettamente tecniche, ricche di dettagli legati alla tecnologia specifica | Prettamente socio-culturali, ricche di aneddoti e curiosità | Prettamente personali |
Target | Tecnici esperti del settore | Curiosi e gente comune interessata a saperne di più | Collezionisti |
Articoli | Tecnicamente impeccabili e dettagliati, che richiedono ampie conoscenze tecniche per essere capiti ed apprezzati | Caratterizzati da un linguaggio semplice con particolare enfasi per ciò che ha determinato un cambiamento sociale rilevante | Solitamente non ne scrivono o, in caso contrario, analizzano il mercato dell’usato. |
Eventi | Seminari con esperti, spesso dedicati ad un solo argomento che viene visto in ogni sua parte | Seminari con esperti in grado di catturare l’attenzione dei presenti, spaziando da un argomento all’altro e proponendo riflessioni socio-culturali | Esposizioni, anche con esperti, in cui mettono in mostra le loro collezioni avvicinandosi, a volte, ai divulgatori |
Approccio ai Sistemi | Recuperatore/Tecnico | Divulgativo | Collezionistico |
Come è evidente i fattori sono tanti, tutti spinti dall’entusiasmo e caratterizzati da specifiche connotazioni che però non devono far perdere il lume, ovvero evidenziare come dietro quei grigi contenitori e quei buffi dischi flessibili ci sia l’ingegno, la passione e, perché no, la vena artistica di tantissime persone che in uno schiocco di dita (se comparato al ritmo evolutivo precedente) hanno trasformato il volto della nostra società.
E questo è proprio il tema che stiamo affrontando con alcuni dei protagonisti più noti della scena italiana, per la realizzazione di un prossimo evento che enfatizzi i personaggi chiave dell’evoluzione del software, troppo spesso rimasti all’ombra dei personaggi più noti e popolari.
In attesa dei vostri suggerimenti e delle vostre considerazioni, vi auguro buon week-end.