Ho varie volte scritto di come l’istruzione in Italia, in ogni ordine e grado, sia decadente ed incapace di formare i giovani che si troveranno a vivere in mondo globalizzato in continua evoluzione.
Oggi ho scoperto che qualcuno lavora in netta controtendenza rispetto alla moda generale. Sto parlando del Prof. Andreas Formiconi, Ordinario di Informatica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze che, durante un convegno a Bologna, ha raccontato come lavora e come vede l’insegnamento nel 2008.
È ormai chiaro a chi lavora nelle imprese con serietà e ai professori intelligenti, che la scuola non può più insegnare nozioni, che cambiano il giorno dopo che si sono apprese, ma deve insegnare ad imparare.
Il professore deve quindi essere, parola di Formiconi, “primus inter pares”, cioè primo tra i pari. Un rapporto “peer to peer” con gli studenti, dunque, nel quale il professore non è colui che ne sa più di tutti e dal quale tutti devono attendere, a bocca aperta, le nozioni da imparare a memoria.
Al contrario, il professore è una persona un po’ più anziana rispetto ai suoi studenti, che ha fatto delle esperienze in più e che, alla luce di queste, guida i suoi alunni alla scoperta di come si imparano nuove cose, sempre pronto a lasciare spazio a chi, eventualmente, ne sapesse più di lui.
Formiconi non è il classico personaggio che predica bene ai convegni e razzola male in aula. È riuscito a tradurre in fatti le sue vedute sul modo di fare educazione. Si è aperto un blog , nel quale parla sia di se stesso che di brevi informazioni accademiche di servizio, ha un canale su Twitter sia per comunicare che per dispensare brevi pillole (link, idee, ecc.) e, esperimento tra i più interessanti, ha creato un Wiki (non metto il link perché riservato ai soli studenti) nel quale i suoi alunni possono integrare le definizioni da lui coniate in pieno stile Wikipedia.
L’esperienza del professor Formiconi insegna che, anche in Italia, chi ha la voglia, il coraggio e l’ostinazione di voler fare le cose in modo diverso, ce la può fare. Certo, rischia di diventare un martire (come da me accennato qualche post fa ), ma la soddisfazione di aver costruito qualcosa di grande, nonostante tutti remino contro, penso sia una grandissima ricompensa.