Il 6 Aprile scorso è venuto a mancare, all’età di 76 anni, Fang Lizhi, noto fisico cinese, specializzato in cosmologia e professore all’Università dell’Arizona, di cui si può leggere un intenso necrologio sul NYTimes.
Sebbene il prof. Fang fosse un fisico di tutto rispetto, è soprattutto ricordato per il suo attivismo politico. Infatti, sebbene inizialmente avesse la tessera del partito comunista cinese, è in seguito diventato molto critico nei confronti del partito, fino ad essere costretto all’esilio.
Alla fine del 1986 molti studenti si stavano attivando contro il regime, tanto che nei campus universitari della città di Hefei, dove Fang era professore, si leggevano centinaia di volantini scritti a mano, con frasi molto intense, come “datemi la libertà o datemi la morte”. Fang ha parlato molto ai propri studenti, spiegando il valore della libertà. Infatti egli stesso ha dovuto subire pressioni, perché i poteri assoluti non conoscono bandiere o nazionalità, e mostrano sempre gli stessi orribili lati. Nel 1972 Fang pubblicò un articolo, “A solution of the cosmological equations in scalar-tensor theory, with mass and blackbody radiation”, condannato dal governo cinese in quanto di definizione “metafisica capitalista”. Il Big Bang non è concepibile nella dottrina comunista, poiché Engels aveva già chiaramente spiegato come l’Universo sia sempre esistito, infinito nello spazio e nel tempo.
Una condanna di questo tipo nulla ha da invidiare all’inquisizione a cui si è dovuto sottoporre Galileo, e alla resistenza della Chiesa nell’accettare fatti scientifici come la sfericità della Terra, la sua orbita attorno al Sole, o l’evoluzione della vita sulla Terra. Fang ha sempre ritentuo che il dovere e il successo dello scienziato stia nella sua inventiva, passione, integrità morale e spirito critico. Per questo negli anni antecedenti al 1989 ha parlato coi propri studenti e ha discusso con loro questi valori fondamentali per uno scienziato (e, credo io, per qualsiasi essere umano).
I suoi problemi non sono cominciati qui, però, poiché era già stato espulso dal partito nel 1956, durante la campagna anti-destra di Mao Zedong, che attaccava intellettuali e pensatori che sembravano dissociarsi dalle linee di partito. Nel 1966 la Rivoluzione Culturale cinese lo ha portato a un’altra condanna, prima costringendolo in prigione e poi a lavorare la terra coi contadini di Anhui. In questa occasione ha avuto modo di portarsi con se un solo libro: “Teoria classica dei Campi” di Landau e Lifshitz. Nel 1986 Fang ha dovuto affrontare nuovi problemi, venendo denunciato da Deng Xiaoping come dissidente, mentre i suoi lavori sono passati al vaglio di celle del partito. Nel 1989 ha risposto scrivendo una lettera aperta al leader Xiaoping, chiedendo di rilasciare i prigionieri politici. Questa lettera, assieme al generale scontento giovanile, ha portato alla grande rivolta culminata il 4 Giugno 1989 nella piazza di Tiananmen, dove centinaia di studenti sono stati sterminati dalle truppe comuniste. Celebre è la foto in cui un singolo studente si è parato di fronte a una colonna di carri armati per fermare l’attacco. Dal giugno 1989 fino al giugno 1990 Fang si è rifugiato, assieme alla propria famiglia, nell’ambasciata americana, che dopo un anno è riuscito ad abbandonare a bordo di un aereo dell’Air Force, dopo una lunga trattativa tra Henri Kissinger e Deng Xiaoping. In questa occasione Fang Lizhi ha vinto il premio Robert F. Kennedy per i diritti umani.
La scienza e il pensiero strategico, inteso come metodo di ragionamento efficiente e non necessariamente “puro” è stato sempre mal visto degli assolutismi, che siano essi di natura politica o religiosa. Il metodo di pensiero non fisso su delle verità assolute, ma volubile a seconda dell’effetto che si vuole ottenere, poi sviluppatosi in metodo scientifico, è l’esatto opposto delle ideologie assolutiste. Nella scienza non esite una Verità, poiché la verità stessa è soggetta alla dinamica della natura e può cambiare a seconda del punto di vista e dell’osservazione stessa.
È quindi facile da comprendere come un potere assoluto che si propone di controllare la massa della popolazione tramite un set prefabbricato di verità non possa accettare tale tipologia di ragionamento. Questo è vero dai tempi di Alessandro Magno, un grande pensatore e studioso, che era aperto alla conoscenza dei propri avversari, tanto da raccogliere tutto il sapere delle popolazioni che incontrava nella libreria più grande di tutti i tempi. La filosofia assolutista della Roma cristiana non poteva accettare tale sacrilegio, e per questo ha dato alle fiamme la libreria più completa dell’antichità. In Cina la filosofia scientifica ha spopolato per secoli, come si può vedere dall’approccio di Sun Tzu e Su Pin all’arte della guerra, ma anch’essi hanno fatto una brutta fine: i libri dei filosofi “scientifici” (una mia definizione data dal loro approccio nella soluzione dei problemi) sono stati messi al bando durante il periodo maoista, per venir sostituiti dal famoso libretto rosso.
Eppure la tecnica di tipo scientifico (o almeno che modernamente si chiama metodo scientifico) è riconosciuta vincente da tutti, e per questo è così temuta. Il potere vuole mantenerla entro i sottili ranghi dei pochi eletti, per meglio controllare la popolazione. Così, per esempio, in Italia le verità assolute proposte dal fascismo spingevano alla chiusura verso lo straniero e verso il relativismo, mentre la stessa campagna propagandistica fascista era gestita da Michele Orano, uno scienziato che studiò la psicologia delle masse.
Il professor Fang Lizhi, insomma, ha fatto una delle cose più odiose a qualsiasi potere assoluto: non solo si è messo a pensare, ma ha anche indotto i giovani a farlo. È bene invece ricordarsi sempre che lo spirito critico, il metodo scientifico che ci insegna come non ci siano verità assolute, ma solo una nostra comprensione e descrizione di ciò che vediamo e sentiamo, sia un fattore fondamentale dell’intelligenza umana. È un fattore essenziale soprattutto per essere liberi poiché è solo tramite il pensiero che possiamo comprendere la natura e noi stessi. Non a caso il termine eresia deriva dal greco αἵρεσις, haìresis derivato a sua volta dal verbo αἱρέω (hairèō) il cui significato può essere tradotto come “potere di scegliere”. È la scelta, la nostra scelta di pensare e di capire per conto nostro che ci rende eretici di fronte ai poteri assoluti, ma che ci rende anche liberi.