Ha fatto scalpore, il mese scorso, la notizia che Mozilla ha deciso di includere finalmente il codec per il formato H.264 per i video, verso il quale in precedenza aveva mostrato assoluta avversione.
Vengono così infranti i principi, di cui s’è fatta da sempre portabandiera, di non supportare standard chiusi / proprietari. Una svolta storica, certamente amara, dolorosa, e presa dopo lunghe e attente riflessioni.
Al momento la sua iniziativa riguarda esclusivamente l’ambito mobile, quello cioè in fortissima espansione e per il quale fattori come efficienza / qualità dei dati, ma non ultimi diffusione e supporto, risultano certamente estremamente importanti.
La scelta di Mozilla è stata praticamente obbligata, proprio per questo motivo. Su mobile domina incontrastato l’H.264, per il quale anche dispositivi estremamente economici includono il supporto hardware all’accelerazione per l’operazione di decodifica, che pertanto risulta decisamente parsimoniosa in termini di consumo energetico.
Inoltre parliamo di un formato che si posiziona al primo posto in assoluto dal punto di vista dell’efficienza degli stream generati: a parità di “qualità” (lo metto tra virgolette perché è ben noto che non esiste una metrica univoca / oggettiva a riguardo) lo spazio occupato risulta nettamente minore, o viceversa (a parità di spazio, la qualità è superiore).
Le alternative ovviamente esistono. Come sappiamo, Google ha rilasciato come open source il codec VP8, di cui aveva acquisito la proprietà a seguito dell’acquisizione di On2 Technologies, trasformandolo nel più noto WebM.
Sul formato esistono delle limitazioni (di cui abbiamo già discusso), ma si può tranquillamente affermare che WebM si posizioni molto più vicino all’ideologia di Mozilla.
Dunque Mozilla avrebbe potuto in ogni caso continuare per la sua strada, decidendo di supportare WebM e mantenendo integri i principi su cui ha fondato anche in parte il suo successo.
Il problema, però, rimane il mercato, che non tiene conto di ideologie et similia, ma procede autonomamente a seconda delle tendenze e, inutile negarlo, desiderata degli utenti. H.264 nel mercato rappresenta IL formato, mentre WebM vale meno di una comparsa.
Un’azienda come Mozilla, che decide di operarvi, non può certo ignorarlo. L’ha fatto finora, ma il risultato è stato quello di rimanerne fuori, lasciando la concorrenza a spartirsi tutta la torta.
Da qui la decisione di calare le braghe e decidere di supportare l’odiato H.264. Una decisione saggia, perché aspettare la diffusione di WebM avrebbe rappresentato un’autentica Caporetto per quest’azienda.
Ma una volta aperta la breccia di porta Pia, a questo punto sarebbe più che lecito aspettarsi l’assalto al Vaticano: quanto mancherà per vedere il supporto ad H.264 anche per il più famoso browser desktop? Perché non avrebbe più senso barricarsi dietro principi che, come abbiamo visto, vengono svenduti per pura convenienza.
Il caso potrebbe rappresentare la classica eccezione che conferma la regola, ma rimane un precedente, piuttosto pesante e importante, e non è affatto escluso che ce ne siano altri in futuro.
Da cui la domanda posta come titolo dell’articolo: ha ancora senso aggrapparsi a ideologie che soccombono alle dinamiche di mercato?