Apple scarica Adobe e abbraccia Microsoft
Continua il nostro viaggio nell’affascinate mondo dedicato alla lotta per il dominio sullo standard dei Font.
Come detto nel precedente post, Apple investe una somma importante in Adobe, ma le royalty da pagare per l’utilizzo di PostScript sono decisamente alte: circa 300 dollari a font (più un somma base per l’utilizzo di PostScript stesso) per ogni stampante! Così Scully (CEO Apple) incarica Gassèe (Presidente dei Prodotti Apple) di trovare una soluzione che consenta ai nuovi Mac di abbattere i costi, dotando Mac OS (System 6/7) di una soluzione che sintetizzi il meglio di quanto la tecnologia potesse allora offrire nella sfera dei font vettoriali e consentire stampe di qualità anche sulle periferiche non PostScript.
Font/DA Mover utility del Mac
Gassèe nonostante sia contrario alla politica del CEO perché convinto che “chi vuole un Mac compra un Mac e non una sua versione light”, non può ignorare la richiesta e decide di contattare Adobe per trovare una soluzione. Così invita John Warnock a pranzo al Good Earth Café e gli chiede di realizzare una versione “light” di PostScript Type1 da utilizzare per la nuova linea economica dei Mac. Warnock risponde seccato che Adobe avrebbe prodotto “un solo PostScript”, e il dirigente Apple di sana pianta gli comunica che la partnership tra le due aziende può ritenersi terminata. Il CEO di Adobe, ovviamente, non prende per niente bene la cosa e abbandona in un baleno il commensale, ignorando che la decisione era stata presa da Gassèe come reazione al suo rifiuto, in totale autonomia senza aver concordato nulla con Scully.
Gassèe da così il via al progetto Royal che punta a sostituire la soluzione proprietaria di Adobe, assorbendo per lo stesso buona parte degli sviluppatori della poco nota Bauer Enterprises che aveva sviluppato un clone di PostScript chiamato TrueImage.
E Microsoft? Beh, la società di Gates annuncia che a differenza di Apple avrebbe scelto per le future versioni di OS/2 e di Windows una soluzione già esistente e rodata. La scelta è decisamente ampia: Compugraphic (Intellifont), Bitstream (Speedo), The Company (Nimbus Q), Sun (Folio) e, ovviamente, Adobe.
Warnock e Geschke, ansiosi di restituire ad Apple lo smacco subito, fiutano l’opportunità e cominciano a stringere accordi con i competitor in modo che le altre soluzioni adottino un middleware che li renda compatibili con PostScript. Forte della sua strategia, Adobe propone a Microsoft di adottare la propria soluzione ma, quando sembra che l’accordo sia ormai fatto, accade un evento inatteso: BigM acquisisce Bauer Enterprises e tutti i diritti relativi a TrueImage, facendo, inoltre, del suo fondatore Carl Bauer il proprio direttore della divisione Windows Printing Group.
L’acquisizione spiazza anche Gassèe e i suoi collaboratori che, probabilmente, avevano in mente una strategia simile e ora si trovano solo con la tecnologia relativa alla gestione dei Font, ma senza un sistema per controllarne la stampa. A Gassèe non resta altro che stringere un accordo con l’odiata Microsoft per l’utilizzo congiunto delle due tecnologie. In sostanza Apple completerà lo sviluppo di Royal e ne concederà l’uso in licenza al Big di Redmond ricevendo in cambio la licenza di utilizzo di TrueImage, che consentirà di spostare parte del processo di elaborazione dalla periferica al calcolatore, permettendo di realizzare stampanti più economiche e di aumentare la qualità di quelle esistenti, come profetizzato anche da Paul Grayson di Micrografx.
John Warnock e Paul Grayson
Alla Seybold Desktop Publishing Conference di settembre del 1989, Scully è costretto ad annunciare un accordo di cui è stato tenuto completamente allo scuro, andando ovviamente in escandescenza. Apro una parentesi a riguardo: questo è quanto riportano gli annali relativi alla vicenda ma, personalmente, ho seri dubbi che Gassèe avesse potuto fare tutto ciò senza l’avvallo del CEO. Anche Gates interviene sul palco dell’evento, definendo Royal/TrueImage come il nuovo standard di riferimento, contribuendo a mandare su tutte le furie Warnock che si lascia andare a commenti decisamente poco lusinghieri:
“That’s the biggest bunch of garbage and mumbo jumbo … What those people are selling you is snake oil!” [E’ il più grande mucchio di immondizia e cose prive di senso… Quello che queste persone vi stanno vendendo è un prodotto di qualità decisamente discutibile, fraudolento]
ma ormai i giochi sono fatti e TrueType/TrueImage sono pronti ad invadere la vita degli utenti dei sistemi desktop. Anzi, le esternazione di Warnock portano ad un crollo del valore azionario di Adobe dovuto alla decisione di Apple di vendere tutte le relative partecipazioni (per un valore di 79 milioni di dollari).
Sulla vicenda tornerà molti anni Geschke, che ricorda ancora l’estrema sorpresa quando Apple annunciò l’accordo con Microsoft, soprattutto perché (a suo dire) Adobe avrebbe concesso gratuitamente l’utilizzo del proprio sistema per Windows:
“The deal we offered Microsoft was [already] running technology ready to ship in a matter of weeks, all the type libraries already licensed, all of the agreements in place and we were not going to charge them. It was free!” [L’accordo con Microsoft era praticamente raggiunto e il sistema [PostScript] sarebbe stato consegnato in poche settimane con tutte le librerie in licenza, ogni aspetto era stato definito e noi [Adobe] non avremmo chiesto alcun pagamento per esso. Era tutto gratis!]
Questo passaggio, tratto da un’intervista del 2008 realizzata del portale Knowledge@Wharton, dimostra che Gates era probabilmente preoccupato che l’accordo con Adobe avrebbe portato Microsoft a rinunciare al controllo di una parte decisamente importante dei propri sistemi operativi, consacrando di fatti la società di Warnock e di Geschke come leader incontrastata nella gestione dei font e dei sistemi di stampa. Esisteva anche un aspetto tecnico, secondario rispetto al precedente, ma non del tutto trascurabile: le macchine target dei sistemi operativi Microsoft avevano una potenza decisamente insufficiente per quelle che erano le specifiche di Adobe.
Sempre il co-fondatore di Adobe a una domanda esplicita su cosa abbia risposto Gates alla domanda:
“How could he say no?” [come poté (Gates) dire di no?]
Afferma:
“That’s what I asked Bill. And I’m not going to tell you the answer.” [E’ quello che chiesi a Bill”. Ma non vi dirò la risposta]
Si conclude qui questo secondo post, l’appuntamento è alla prossima settimana per l’ultimo capitolo.