L’insistenza mostrata da Intel sul tema Ultrabook mi dà l’occasione di riaprire il tormentone sul passaggio del Mac ad ARM. Non credo infatti di esagerare – si veda la reazione di Jobs ad Android – quando penso che ad Apple dia molto fastidio l’insistenza di un partner nello spingere prodotti concorrenti (nonché esteticamente molto, molto simili) ai suoi.
In effetti, se c’è stata una parola d’ordine del CES fino ad oggi, questa è ultrabook. È vero, i prodotti visti finora non fanno gridare al miracolo né come prezzi né come design, ma è evidente l’impegno di Intel e dei suoi partner verso una ulteriore riduzione di dimensioni e prezzi del PC.
L’insistenza sul segmento ultrabook trova giustificazione in due fattori: il più intuitivo è il successo di Macbook Air, un prodotto partito da una nicchia e divenuto, col fondamentale contributo dell’abbassamento di prezzo degli SSD, una se non la colonna portante del mondo Mac. C’è poi la sfida posta da iPad, un dispositivo che ha (ri)aperto e occupato quasi totalmente il segmento tablet, lasciando ai competitor le briciole, arrivando perfino a erodere quote del mercato notebook.
L’insistenza su ultrabook è dunque per i produttori un tentativo – dopo la generazione di prodotti CULV qualche anno fa – di rivitalizzare specifiche e margini del notebook, un oggetto su cui sono abituati a competere. Ed è per Intel quanto per i produttori, un modo di riportare la partita sul campo di casa, il caro vecchio PC, viste le difficoltà a competere nel segmento tablet – con la parziale eccezione di Samsung.
Tornando al punto, c’è da scommettere che nei corridoi di Cupertino nessuno sia contento dell’enfasi con cui vengono spinti gli ultrabook, e che si stiano valutando rappresaglie. Il punto è che con una AMD non competitiva, particolarmente nel settore CPU mobile, l’unico cambio di rotta minimamente plausibile porterebbe verso ARM.
Ma in quali tempi e modi? Certo, con un segmento desktop il cui peso relativo è in costante contrazione, sembra facile prevedere un passaggio in massa della gamma portatili ad ARM. A partire proprio da quel Macbook Air che tanto beneficerebbe di qualche ora in più di autonomia – un sistema così compatto ispira una mobilità maggiore di quella già elevata che oggi è in grado di offrire.
In più l’architettura a 64 bit ARM v8 è in arrivo, ed oltre alla capacità di indirizzare quantitativi di memoria superiori ai 4GB lascia intravedere significativi incrementi prestazionali.
Tutto a posto quindi? Non proprio. Come Cesare ben descrive in un pezzo di qualche mese fa, esistono problemi notevolissimi in un simile cambio di architettura, particolarmente legati all’inerzia dell’ecosistema software che ruota attorno al Macintosh. Inoltre è impensabile che la prossima architettura ARM possa anche solo avvicinare le nude prestazioni di calcolo dell’ultima generazione di CPU Intel, e Mac OS X, particolarmente nelle ultime versioni, non è certo parco di risorse.
Ma proviamo per un attimo a cambiare punto di vista: per Intel Apple è un cliente di serie A, e non sarebbe certo nel suo interesse scontentarla. Potrebbe l’insistenza del colosso di Santa Clara su ultrabook derivare da una decisione già presa da Apple?
In effetti, pur al netto di tutte le considerazioni sulla complessità della transizione, il controllo completo che ha Apple sulla piattaforma Mac rende una “sterzata” senz’altro meno problematica di quella che, per esempio, dovrà compiere Microsoft con Windows 8. Inoltre Apple ha acquisito competenze per la personalizzazione di CPU ARM, ed è già molto avanti nello sviluppo di un OS nato su ARM, iOS, che con Mac OS X ha le fondamenta in comune. Da non trascurare poi i passi fatti dalla GUI dell’ultima iterazione di OS X verso iOS.
Insomma, di qui a un anno gli elementi per un colpo di scena ci sono tutti, e a ben guardare è più probabile che sia Intel a subire la leva di Apple che viceversa: da un lato Chipzilla (definizione coniata dal mitico Mike Magee) non può rinunciare a un cliente del volume di Apple (a cui ha spesso concesso CPU in anteprima), dall’altro non è ancora pronta a competere con ARM nei segmenti più “caldi” del mercato.
Dal canto suo Apple ha negli ultimi anni riscritto più volte l’agenda di tutta l’industria (Intel compresa), ed è in fondo da Cupertino che è partita l’ondata di nuovi device che ha messo ARM sugli scudi – in questo accelerando la tabella di marcia di Intel verso il mobile.