Quella che mi accingo a raccontarvi è una triste e grottesca storia avvenuta nel Missouri. Megan, una ragazzina di 13 anni, viene contattata da un sedicenne di nome Josh tramite MySpace; col tempo nasce un’amicizia e se ne innamora. La storia d’amore infiamma il suo cuore, cosa questa, che sembra divertire la sua vicina di casa.
Sì perché in realtà non è mai esistito nessun Josh, il quale non era altro che un personaggio inventato da Lori Draw, vicina di casa e amica della madre della sventurata ragazzina.
Un giorno al signora Lori Draw, forse stanca di questo gioco, decide di rompere la relazione con la tredicenne Megan Meier, utilizzando anche parole molto dure, come “senza di te il mondo sarebbe un posto migliore”. Megan non regge lo shock e si suicida.
Tutto questo avvenne nel 2006, la signora Draw, che a quel tempo aveva 48 anni, negò ripetutamente di essere la proprietaria dell’account del falso Josh. Venne smascherata da una collega di lavoro, che testimoniò di averla vista in ufficio utilizzare tale account, ma nonostante questo la corte dello stato del Missouri trovò il caso talmente particolare, da non riuscire a formulare un capo d’accusa con nessuna delle leggi vigenti.
Fortunatamente ora le cose sono cambiate: poiché la creazione di false identità viola il contratto che si accetta al momento dell’iscrizione del social network, e poiché i server di Myspace si trovano in California, il caso è passato agli organi federali, che hanno finalmente formulato un capo d’accusa. Si tratta però soltanto della violazione dei termini del servizio, se pur con gli aggravanti del caso; in altre parole se la caverà con poco.
Ma negli USA non esiste il reato di circonvenzione di incapace? Parrebbe di no. Ad ogni modo oramai lo scandalo è scoppiato, Myspace è di nuovo al centro di una bufera, dopo gli scandali legati alla pedofilia (anche se i suoi manager non sembrano preoccupati più di tanto) e si chiedono a gran voce leggi capaci di regolare i comportamenti della vita sociale che passa per gli schermi, e che sappiano punire degnamente chi non le rispetta.
In realtà è dalla fine degli anni 90 che si parla di legiferare in modo da rendere il web più sicuro, gli sforzi sono stati tanti, ma i risultati pessimi.
Con la scusa della sicurezza, pezzo dopo pezzo la privacy degli utenti sta venendo sgretolata, ma le leggi, come evidenzia questo caso, sono ancora del tutto inadeguate.
Oltre al problema che chi legifera contro la nostra riservatezza forse non sempre lo fa nel nostro interesse, qualcuno prima o poi dovrà prendere in considerazione che la rete è ancora una bambina di una decina di anni, che sta crescendo si sta formando e cambia forma e modo di essere troppo velocemente per poter essere ingabbiata all’interno di un rigido sistema legislativo.
Chi deve assumersi la responsabilità di questi fatti quindi? Siamo miliardi in rete, non è ipotizzabile che fatti gravi come questo ogni tanto non accadano, ma possibile che le istituzioni si debbano scoprire impotenti davanti a tali eventi?
Infine, secondo voi, servono leggi appositamente scritte per regolare la nostra vita informatica, o basterebbe nella maggior parte dei casi saper applicare con buon senso le leggi già in vigore, che regolano la nostra vita lontana dai monitor?