Da diversi mesi avevo deciso di preparare una serie di post per ripercorrere i 10 anni di MacOS X, anche in virtù dell’uscita di Lion.
Ora a questi due fattori se ne è aggiunto un terzo che rende improrogabile l’argomento: l’addio di Steve Jobs al ruolo di CEO di Apple, annunciato tra il 24 e il 25 agosto 2011 a Borse chiuse per evitare ripercussioni sulle quotazioni azionarie.
Nei prossimi post ci concentreremo su MacOS X che trova le sue radici nel rientro di Jobs in Apple con l’acquisizione di NeXT, avvenuta il 20 dicembre del 1996.
MAC OS X: da PinkOS a Rhapsody, una strada tutta in salita verso Mac OS X
Cominciamo quindi il nostro viaggio partendo, leggete bene, da Windows 95!
Infatti Microsoft con l’uscita del suo gioiellino e grazie ad una campagna marketing senza precedenti, riesce a mettere nell’angolo tutti i possibili competitor e generare molta attesa negli utenti.
Windows 95 diventa rapidamente leader del mercato ed i vari tentativi di Apple di realizzare un OS per contrastarne l’avanzata si rivelano un disastro: da PinkOS, frutto di una joint venture tra IBM ed APPLE (abortito nel 1995) a Copland, sviluppato interamente da APPLE ed abbandonato a due anni dall’annuncio ufficiale (1996) anche se, alcune sue parti, vengono integrate nei vari aggiornamenti di System 7, che raggiunge velocemente la release System 7.6.
Uno screenshot di Copland
Ovviamente Gil Amelio (CEO di APPLE nel periodo di riferimento) è ben conscio della necessità di realizzare un nuovo sistema operativo e tenta una strada completamente diversa: acquisire Be Inc, produttrice del popolare BeBox e, soprattutto, di BeOS. Come raccontato nel post “Apple Be-Plan”, Be inc era stata fondata a settembre del 1990 da Jean-Louis Gassée, per 9 anni presidente del settore R&D di Apple e Steve Sakoman, direttore dello sviluppo delle CPU e delle linee di produzione di Apple II, Macintosh e Newton.
Gil Amelio
L’accordo di acquisizione raggiunge lo stadio finale ma si blocca per questioni economiche: APPLE offre 120 milioni di dollari mentre Be ne chiede 200, nonostante i “soli” 20 milioni di dollari totali degli investimenti sostenuti dalla società. La lunghezza della trattativa, anche se non del tutto naufragata, spinge la casa di Cupertino a considerare l’adozione di sistemi operativi terzi come Solaris e, addirittura, Windows NT.
In questa fase di incertezza e di panico, rispunta Jobs, precedentemente uscito (e non “licenziato” come spesso si è scritto) da Apple, che chiama Amelio e gli offre il proprio OPENSTEP e la piattaforma tecnologia di NeXT. Le due società raggiungono un accordo di acquisizione ed il 20 dicembre del 1996 APPLE acquista NeXT per 427 milioni di dollari.
Dopo l’acquisizione Amelio commenta l’accordo con la storica frase:
“We choose Plan A instead of Plan Be” [Abbiamo scelto il Piano A invece che il Piano Be], con ovvio riferimento a Be Inc.
APPLE comincia così lo sviluppo di Rhapsody, il suo nuovo OS NeXT-based, la cui roadmap porta al veloce rilascio di due developer release, la prima a settembre del 1997 e la seconda a maggio dell’anno successivo.
Rhapsody è lo sguardo rivolto verso Intel
Rhapsody guarda già al futuro: la piattaforma x86 di Intel. Infatti Apple è ormai convinta che i Power PC stiano per segnare il passo e decide di strutturare il futuro Mac OS X in modo da poter funzionare anche sulla piattaforma Intel. Unica eccezione è la cosiddetta “Blue Box”, componente dedicato alla compatibilità con i vecchi applicativa System X, disponile solo su PPC (di contro la “Yellow Box” è il componente dedicato al software nativo per il nuovo OS)
Nel frattempo, sempre nel 1997, viene rilasciato Mac Os 8 (non System 8) che fa proprio il File System HFS+ e aggiorna la GUI, permettendone una più ampia personalizzazione.
Il 16 settembre del 1997 Steve Jobs viene nominato CEO ad interim e, pochi mesi dopo, al WWDC del 1998, annuncia che APPLE è pronta a rilasciare il nuovo Mac OS X. Una curiosità: per Jobs il 16 settembre sembra una data del destino: infatti lascia Apple il 16 settembre del 1985 e vi ritorna, come detto, il 16 settembre del 1997.
Jobs ai tempi della nomina a CEO (1997)
Il vecchio sistema Apple comincia ad essere indicato come “Classic”, quando il 16 marzo del 1999 viene presentato Mac OS X Server 1.0 e una developer preview della Desktop edition denominata Darwin 0.1. E’ interessante notare come BigA abbia adottato una strategia tipica del mondo Unix: i fork. Se infatti MAC OS X Server è diretta derivazione di Rhapsody, la versione desktop (alias Darwin) è derivata da un suo fork.
Inoltre i sorgenti di Darwin sono rilasciati sotto la licenza APSL (Apple Public Source License) e sono, praticamente, una versione minimale di MacOS X senza l’interfaccia grafica, i programmi e le librerie proprietarie.
Hexley la mascotte ufficiale di Darwin che evidenzia il suo legame a BSD
Fino al rilascio ufficiale di Mac OSX vengono rilasciate quattro Developer Preview e, proprio con una di queste, al MacWorld Expo del 2000, Jobs dimostra con una applicazione difettosa chiamata BOMB, che il Mac OSX si comporta egregiamente in situazioni anomale, terminando il task che causa problemi ma lasciando il sistema e le altre applicazioni funzionanti. Se ciò oggi può sembrare normale, non lo era affatto su Mac OS 8/9 che costringevano al riavvio del sistema, mentre i sistemi Microsoft erano in grado di comportarsi in modo decisamente più valido.
Il 13 settembre del 2000 viene rilasciata la versione beta (acquistabile a 29.95$), decisamente limitata nelle funzionalità, mentre l’attesa della release definitiva termina il 24 Marzo del 2001: nasce Mac OS X.
MacOS X Beta
MacOS X Beta CD
Si chiude così il nostro primo post dedicato all’evoluzione di Mac OS X. Nel salutarvi approfitto di AppuntiDigitali per ricordarvi che il 17 settembre si terrà ad Avellino l’Olivetti Day, prima giornata tematica dell’evento Comunicando dedicato alla storia dell’informatica. Tutti i dettagli su comunicando.storiainformatica.it.