Il Deep Packet Inspection [DPI] è una tecnologia che consente agli Internet Service Provider di controllare e filtrare i pacchetti di dati che viaggiano sulle proprie reti. Luca Annunziata di Punto Informatico riferisce che filtrare le reti non è uno scandalo, almeno secondo le posizioni di Marco Gioanola, consultant engineer di Arbor Networks.
Magari non sarà scandaloso, qualcuno potrebbe anche scegliere di sacrificare un principio in favore di un beneficio pratico (la teorica maggiore disponibilità di banda per i pacchetti considerati “buoni”), io invece non sono disposto a rinunciare alla neutralità della Rete, e ritengo che quello della disponibilità di banda sia un falso problema.
Il DPI, chiaramente non nasce con il dichiarato intento di applicare una discriminazione, tra i pacchetti, e bisogna riconoscere che alcuni degli obiettivi che consente di raggiungere, tra cui fattori di sicurezza della Rete, siano lodevoli.
Come anche non può essere giudicata del tutto negativamente la possibilità di definire dei profili di utenza personalizzati in base alle esigenze del cliente. Se utilizzo prevalentemente il peer to peer avrò un certo tipo di filtro, se sono un utente voip ne avrò un altro.
Ma tutto questo parte dal presupposto che ci sia una scarsità. Siamo sicuri che lo stato attuale della Rete ci imponga di gestire una scarsità (di banda), piuttosto che di impegnarci per raggiungere l’abbondanza (tramite la fibra ottica)?
Ed infine, se proprio ci troviamo in una situazione di scarsità, cosa da dimostrare, quantomeno sarà opportuno che gli Internet Service Provider siano chiari e trasparenti rispetto alle loro politiche di filtro dei pacchetti, perché è in ballo la libertà degli internauti.
Per un ulteriore approfondimento, consiglio la lettura di Emanuele Stefano Quintarelli, che rilascia anche un elenco degli ISP con policies chiare al riguardo.
[photo credit]