30anni di DOS, il DOS senza Microsoft

Eccoci giunti al quarto appuntamento dedicato al DOS

Il DOS senza Microsoft

Se con l’MS DOS 6 è chiaro che Microsoft intende abbandonare lo sviluppo del DOS per concentrarsi su Chicago (alias Windows 95), lo stesso non si può dire per IBM e Novell/Digital Research.

IBM, infatti, vede ormai Microsoft come principale rivale nel mondo dei Personal Computer (anche se non ravvisa ancora quale sarà l’influenza della casa di Redmond nel mondo Server) e a giugno del 1993 rilascia il PC-DOS 6.1 (saltando la versione 6.0 per evitare confronti con l’MS-DOS 6), il primo completamente realizzato in proprio, ma con ancora parti dell’MS-DOS tanto da rendere necessario inserire ancora i riferimenti al copyright di BigM.

Come il DR-DOS 6 prima e l’MS-DOS 6 dopo, la nuova soluzione IBM ingloba una serie impressionante di utility: SuperStor/DS per la compressione del disco, IBM Antivirus (derivato da Central Point), Defrag (derivato da Symantec), un sistema avanzato di Backup, l’editor full-screen “E”, un PIM e l’utility RamBost  per l’ottimizzazione della memoria. Tutti i tool sono mediamente superiori rispetto agli omologhi del rivale Microsoft: si pensi all’Undelete che, a differenza di quello incluso dell’MS-DOS (sempre derivato dai prodotti Central Point), permette di recuperare anche le directory cancellate e non solo i file.

Una delle fasi di ottimizzazione di RamBoost

PC DOS Undelete

Quello che invece risulta assolutamente inadeguato è il compressore SuperStor/DS, che resta anche nella release PC DOS 6.3, rilasciata il 27 aprile del 1994, nella quale vengono migliorate soprattutto le utility Ramsetup e Rambost per recuperare quei Kbyte in più da destinare alle applicazioni, Windows in primis.

PC DOS SuperStor/DS

PC DOS 6.3 package

Nei progetti di IBM la versione 6.3 doveva essere dotata anche di una GUI derivata dal WorkPlace Shell di OS/2 e utilizzabile direttamente in DOS, al fine di creare un ambiente comune rispetto a quello del sistema a 32bit di BigBlue. In realtà tale GUI non fu mai inserita nel DOS, anzi il progetto venne abbandonato perché le prime versioni erano assolutamente inaffidabili e il prodotto era praticamente inutile. Al contrario alcuni dipendenti crearono Workplace Shell per Windows, derivato da OS/2, e pensato come sostituto del Program Manager di Windows 3.1x.


Workplace Shell  per Windows 3.1x

Secondo IBM il PC DOS 6.3 era tutto quello di cui un utente aveva bisogno:

“We’re trying to provide full-featured utilities. They’re not watered down. They’re not something you get, and then have to go out and buy another supplementary package.”

Karl LaWall, worldwide PC-DOS brand manager

Nonostante il prodotto fosse effettivamente di buona qualità, il filone DOS di IBM viene letteralmente affossato dall’ottima strategia Marketing di Microsoft che relega la soluzione BigBlue ai suoi soli sistemi.

Parallelamente anche Novell tenta di inserirsi nel mercato del DOS acquistando Digital Research Inc. e rilasciando nel 1993 il Novell DOS 7 (dopo aver commercializzato il Novell DR DOS 6.0). Nonostante una forte vocazioni verso le reti, grazie all’inclusione di Personal NetWare, e una vena spiccatamente multitasking con TaskMGR, la soluzione dell’azienda delle Reti è però una vera delusione e si dimostra assolutamente non all’altezza dei suoi predecessori e dei diretti concorrenti, rilevandosi estremamente lenta e piena di bug.

Il Package del Novell DOS 7

A novembre del 1994, IBM rilascia il PC DOS 7, ultima Major Release del proprio DOS e la prima a non avere più traccia del copyright Microsoft.

Si tratta di una versione matura e molto curata, cosa che si può constatare subito dalla nuova procedura di installazione e dal package moderno e raffinato. Oltre a garantire un quantitativo di memoria libera superiore a qualsiasi altro DOS prodotto nel passato (grazie ad un Ramboost super ottimizzato e alla limatura della dimensione di programmi TSR),  SuperStor/DS viene sostituito con l’ottimo Stacker 4, sicuro, affidabile ed in grado di convertire i formati dei diversi competitor. Tra l’altro Stacker è dotato della funzionalità Universal Data Exchange che permette di leggere floppy compressi anche sui sistemi sprovvisti del tool di compressione.

Stacker 4

Nel 1996 Novell, dopo il clamoroso flop del proprio sistema, vende l’intera linea di prodotti Digital Research a Caldera Systems che, l’anno successivo, rilascia il Caldera OpenDOS 7.01, con la formula dell’open-source. In realtà Caldera non ha ben chiaro cosa fare del DR DOS e, dopo una beta ribattezzataDR-OpenDos 7.02 la società passa dal modello open-source a quello closed-source e rilascia il Caldera DR DOS 7.03.

Tornando, invece, ad IBM, il ciclo di sviluppo del PC DOS si avvia alla conclusione con la Minor Release (7.0 revision 1) rilasciata nel 1998, rinominata in PC DOS 2000.


PC DOS 2000 Package

Questa versione garantisce il supporto per l’anno 2000 anche ai PC con vecchi BIOS che non sono in grado di gestire il nuovo millennio. Viene inoltre aggiunto il supporto per il simbolo dell’Euro. L’ultima release ufficiale (non disponibile però in versione retail ma solo come fix) è la 7.1, una kernel-only release che interessa solo i tre file principali del sistema: ibmbio.com, ibmdos.com e command.com e che aggiunge l’importante supporto al file system FAT32.

Nel 1999 Caldera rilascia il Caldera Thin Clients DR-DOS 7.03, creando addirittura un ramo societario denominato Thin Client orientato a posizionarsi nell’omonimo settore di nicchia. Sul finire dello stesso annoCaldera Thin Clients diventa Lineo e, di conseguenza, il Thin Clients DR DOS diventa Lineo DR-DOS 7.03. Il 30 novembre del 1999 viene rilasciato il Lineo OEM DR-DOS 7.05, pensato per i sistemi embedded ed in particolare sviluppato per rendere auto-funzionanti i Seatools di Seagate Tecnology, tant’è che il sistema comprendeva solo il kernel e il COMMAND.COM.

Caldera Diskset Maker

Nel 2002 la Lineo viene acquisita da MetroWerks, ma dalla sua divisione DOS (Lineo produceva anche Embedix, una distro linux pensata sempre per il settore embedded) nasce DeviceLogics che il 30 marzo del 2004 rilascia il DeviceLogics DR-DOS 8.0, sviluppato sul kernel della release 7.03 e tra le cui caratteristiche spiccano:  il supporto al file system FAT32, la possibilità di fare il boot da ROM o Flash, funzionalità multitasking e un gestore di memoria DPMI.

Sempre nel 2004 DeviceLogic diventa DRDOS Inc e ad ottobre del 2005 rilasciaDR-DOS 8.1. In realtà questa versione risultò includere diverse parti dell’Enhanced DR DOS (fork di OpenDos curato da Udo Kuhnt) e del FreeDOS (ne riparleremo nel prossimo post), violando la licenza GPL e costringendo DR DOS Inc a ritirarlo dal mercato e puntare sulla commercializzazione del (Caldera) DR DOS 7.03.

Con DRDOS Inc ci diamo appuntamento alla prossima settimana per l’ultimo post dedicato ai 30anni del DOS in cui parleremo delle soluzioni open-source che ancora tengono in vita il Disk Operating System.

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