Giuro che non l’ho fatto apposta per scrivere questo post, ma ieri ho dimenticato a casa il cellulare. Colpa mia che ho cambiato giacca senza preoccuparmi di controllarne le tasche, ma all’inizio la cosa non mi ha infastidito troppo. Durante il giorno però ho avuto modo di fare un paio di considerazioni che voglio condividere con voi.
Durante le prime due o tre ore la cosa mi è sembrata anche divertente, e mi trastullavo al pensiero che per un giorno avrei fatto a meno del trillo non sempre foriero di buone notizie o telefonate bene accette. Poi mi ha chiamato in ufficio mio padre, che per rintracciarmi ha dovuto prima chiamare mia madre per farsi dare il numero e poi telefonarmi. Era per strada e non aveva memorizzato quel numero sul suo telefonino. Pazienza – mi sono detto – per una volta…
Nel pomeriggio invece ho dato appuntamento alla mia fidanzata via Gtalk “davanti al McDonald alle 17.25”, e con leggero anticipo mi presento, senza vederla. Man mano che trascorrono i minuti il dubbio mi assale: ci sono due McDonald’s vicini a Genova, quale dei due avremmo inteso? Niente che un colpo di telefono o un sms non possa risolvere in pochi attimi, ma io evidentemente non posso uscire dall’impasse.
Aspetto ancora un po’ e penso a cosa fare. La prima considerazione è abbastanza banale e l’abbiamo fatta tutti prima o poi, e inizia più o meno con “ai miei tempi quando ci si dava appuntamento non c’erano mica i cellulari, si era puntuali e precisi”, ed è vero. Oggi basta darsi un generico appuntamento in una zona e poi ci si trova via etere. Io questo lo so e ho cercato di prevenirlo, ma le indicazioni non sono state abbastanza precise, e non hanno tenuto conto di un fattore discriminante che fino a qualche anno fa sarebbe stato fondamentale: quale dei due McDonald’s di Via XX Settembre?
Evidentemente l’uso e l’abuso hanno impigrito anche le persone più precise. Dico “abuso” ben conscio dell’evidente comodità dell’avere appresso un cellulare, ma altrettanto conscio di quanto questa comodità ci costi nel momento stesso in cui essa viene a mancare. Forse dovremmo rivedere il rapporto costo/beneficio della questione.
Insomma, passano i minuti e non so bene cosa fare: potrei entrare dal vicino tabaccaio e chiedere di fare una telefonata, pagandola ovviamente, ma rammento che costui mi chiese 5 euro per un fax nazionale di due pagine in un altro momento di “buio tecnologico” che ho attraversato. Dico che non ne vale la pena.
Ammesso che la scheda telefonica che ho nel portafogli funzioni ancora o non sia scaduta potrei usare una cabina… se solo ve ne fosse una nei dintorni. Rientro in ufficio e imprecando sbotto a voce alta “possibile che siamo così schiavi dei telefonini?” e un collega mi risponde “abbiamo voluto diventarlo”.
Eh no, la seconda considerazione muove proprio da questo fatto: io la scheda telefonica appresso ce l’ho, manca la materia prima: non ci sono cabine o apparecchi telefonici nei dintorni, sono state tutte disinstallate. Io posso combattere con tutte le mie forze contro la pigrizia mentale e la memoria, ma non posso nulla se non mi viene data la possibilità fisica di effettuare una telefonata via cavo. Io non ho voluto diventare schiavo del telefonino, mi ci hanno costretto gli operatori telefonici (qualcuno di voi si ricorda del periodo delle cabine pubbliche di Infostrada?).
Forse allora, tutto sommato, c’è uno spazio sensato per i telefonini usa e getta a 12 euro, lo spazio aperto dalle compagnie telefoniche che spingono sui cellulari. Certo, senza una rete proprietaria i soldi andranno lo stesso agli operatori mobili sulle cui reti le telefonate del cellulare Hop-On transiteranno, ma per noi saranno risolti la questione morale e un nostro problema.
(per dovere di cronaca, ci siamo poi trovati tranquillamente, e vivremo felici e contenti… :)