Che Second Life sia una “cosa seria” è cosa nota a chi lo ha provato e osservato anche per poco ed è sufficientemente onesto intellettualmente da riconoscerne il valore e il potenziale.
Sapere però che IBM sta lavorando, assieme a Linden Lab, ad una versione “locale” di Second Life da vendere alle aziende, fa capire quanto il discorso mondi 3D sia preso sul serio nelle grandi aziende.
L’idea è quella di vendere alle aziende un ambiente server nel quale poter gestire in piena autonomia e riservatezza, rispetto al mondo “open” gestito dalla Linden Lab, il proprio mondo Second Life.
Stesso client e stesse tecnologie lato server, dunque, ma con la differenza che anziché collegarsi ai server pubblici, ci si collega a quello interno dell’azienda, potendo così essere più tranquilli nel fare riunioni e conferenze nelle quali si discutono informazioni riservate.
Un’altra società che sta prendendo molto sul serio i mondi 3D è SUN Microsystems, che sta lavorando a Project Wonderland , un nuovo ambiente 3D immersivo, completamente open source, pensato specificatamente per l’uso corporate e business, per ottimizzare la comunicazione interna ed esterna usando ambienti immersivi.
Tutto ciò può sembrare strano o “marziano”, in realtà è molto concreto e lo dimostra il fatto che già in passato società Italiane, notoriamente non sempre prime in termini di innovazione, hanno fatto uso di queste tecnologie.
Una di queste è Intesa Sanpaolo, che utilizza regolarmente ambienti immersivi 3D proprietari per svolgere convegni e riunioni interne, trovando lo strumento molto utile perché consente di risparmiare molto su tempi e costi di spostamento, senza però rinunciare troppo alle dinamiche relazionali che si creano durante una conferenza, non replicabili con un semplice videocast.
Second Life è, come peraltro noto agli operatori del settore, solamente un assaggio, il primo mondo 3D che ha avuto una diffusione “di massa” ma che di certo non esaurisce il genere, anzi è solamente l’inizio di una rivoluzione che certamente arriverà.