Correva l’anno 1997: Michael Dell, interpellato sul ritorno di Steve Jobs alla Apple, ebbe a dichiarare: “Cosa farei [se fossi in lui – ndr]? Chiuderei i battenti e restituirei i soldi agli investitori.” Il tempo sa talvolta essere crudele, specialmente con chi suole sbeffeggiare gli avversari.
Così, ad 11 anni di distanza, il valore di mercato di Apple ha raggiunto qualcosa di simile al quadruplo di quello di Dell. Con un prezzo per azione che ha di nuovo superato quota 180 dollari, ottimi risultati nell’ultimo trimestre e delle prospettive molto rosee per la prossima generazione di iPhone, il sole splende dalle parti di Cupertino.
L’attuale capitalizzazione di Apple è infatti prossima ai 160 miliardi di dollari, contro i circa 39 di Dell.
Al contrario di Apple, inoltre Dell si ritrova a fronteggiare un certo scetticismo da parte degli analisti: dopo gli scandali finanziari del 2007 e una generalizzata flessione delle vendite, l’azienda ha fatto fuori l’AD – funzione oggi riassunta dallo stesso Michael Dell – e il top management, annunciando contestualmente una riduzione del 10% del personale.
Già nel 2006 HP aveva riconquistato a Dell il trono di primo produttore al mondo di PC: da allora l’azienda ha cercato di modernizzare la propria offerta e riavvicinarsi alla clientela, con iniziative quali IdeaStorm per l’ascolto della clientela, che ha fra l’altro dato vita all’opzione Linux su alcuni sistemi.
Le difficoltà non sono ancora superate ma il risanamento è avviato. Penso tuttavia che la prossima volta Mickey Dell ci penserà due volte prima di fare lo sbruffone…