Dice un vecchio detto: “solo i grandi saggi e i grandi sciocchi non cambiano mai idea”, e io ne ho sempre fatto una verità assoluta. Anche i Metallica a quanto pare, visto che in una recente intervista al mensile Rolling Stone, hanno dichiarato tramite il batterista Lars Ulrich, di guardare con molto interesse agli esperimenti di Radiohead e Nine Inch Nails, e che per il futuro tutto è possibile.
Notevole, soprattutto dopo essere passati alla storia nell’immaginario collettivo come “coloro che fecero chiudere Napster”.
Correva l’anno 2000 e nelle sale cinematografiche stava per uscire l’attesissimo (sic!) Mission Impossible II, nella cui colonna sonora era contenuta una loro canzone. Dopo averla ascoltata in radio in versione demo i Metallica ne trovarono svariate copie su Napster e promuovettero una causa che segnò “l’inizio della fine” del noto sistema di filesharing. Da lì in poi le grane giudiziarie furono all’ordine del giorno e Napster dopo qualche tempo capitolò e si ridusse allo spettro di sé stesso che conosciamo oggi.
Passano otto anni e la rete fa il suo corso, inarrestabile e travolgente come siamo abituati a conoscerla, ed ecco che anche Lars Ulrich e compagni si vedono costretti ad ammettere di guardare ai nuovi media digitali come a un’opportunità. Dico “costretti” non perché il passaggio alle nuove forme di distribuzione sia obbligatorio (non al momento, per lo meno) ma perché secondo me l’immagine che i fan hanno avuto in questi anni del quartetto metal è stata parecchio inficiata dalla querelle contro il p2p.
Oltre che massimizzare la redditività della distribuzione di canzoni facendo a meno degli intermediari, la distribuzione ufficiali sui circuiti di filesharing di un nuovo lavoro dei Metallica segnerebbe una sorta di pace con la frangia più dura dei fans che hanno mal digerito la presa di posizione del gruppo californiano.
D’altro canto segnerebbe un altro punto a favore dei nuovi modelli di business che stanno emergendo su Internet, portando un altro grande nome della musica ad abbracciare le nuove forme di espressione e distribuzione che la tecnologia mette loro a disposizione e in alcuni casi fa subire.