L’Italia è un Paese molto arretrato e pieno di tristi contraddizioni, cui ormai dovremmo esserci tutti abituati, ma che confesso, riescono ancora a stupirmi.
Ricordate il video che girava su YouTube di un professore fiorentino che fumava in classe? Ebbene, il professore è di nuovo in servizio a stipendio pieno mentre gli alunni che l’hanno ripreso sono stati sospesi.
Premesso che un professore di educazione fisica che fuma (anche solo a casa sua) è, in generale, deprecabile perché invia un messaggio nefasto ai suoi giovani. Dovrebbe educare alla cura e al rispetto verso il proprio corpo (il famoso “mens sana in corpore sano”), e non mostrare loro come cercare di farsi venire il cancro ai polmoni. È in ogni caso di inaudita gravità che un docente in servizio fumi in servizio, nell’aula nella quale dovrebbe fare lezione ai suoi alunni.
Dopo una breve sospensione il signore in questione, che mi rifiuto di qualificare docente, è di nuovo in servizio mentre i ragazzi che con il cellulare hanno ripreso il comportamento illecito e diseducativo sono stati sospesi, immagino per avere usato quelle “diavolerie elettroniche” durante l’orario di lezione.
Come possiamo parlare di innovazione, futuro, scienza, progresso e altri temi di sicuro valore, quando nelle nostre scuole ai giovani è insegnata l’ingiustizia? Come possiamo pretendere da loro rispetto per i più grandi e ossequio per i docenti, se questi sono i primi a mancare di rispetto e a dis-educare?
Io ho sempre pensato, ed eventi come questi non fanno che rafforzare la mia convinzione, che per cambiare davvero l’Italia e rilanciarla tra le grandi nazioni occorra non qualche legge e qualche riforma fatta in Parlamento, ma prima di tutto una rivoluzione culturale che segni una svolta etica e morale nella maggior parte dei cittadini.
Fino a quando situazioni come questa saranno accettate senza scandalo e la superficialità (mista ad illegalità) sarà considerata dalla maggioranza della popolazione come un dato di fatto imprescindibile, nessun passo avanti sarà fatto.
L’attuale Ministro dell’Istruzione, nel poco tempo avuto a disposizione, ha fatto esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Per risolvere il problema del bullismo e dei “docenti” che non insegnano, anziché cacciarli (assieme a certi “presidi”), ha proibito l’uso dei cellulari in classe, scomodi testimoni di una realtà squallida e spesso fuori controllo.
Mi auguro che il successore ad un così importante Dicastero trovi soluzioni ed idee migliori, del resto visto quanto fatto finora non ci vuole un gran genio per far meglio.