La vicenda di Psystar porta alla ribalta un problema molto dibattuto fin dal ritorno di Steve Jobs alla Apple, nel lontano 1997. Come alcuni ricorderanno, uno dei suoi primi passi fu quello di cancellare le licenze per la produzione di hardware Mac-compatibile, scatenando un fiume di critiche da parte di giornalisti, analisti e appassionati di tutto il mondo.
Oggi Apple ricava l’83% dei suoi guadagni dalla vendita di hardware – iPod, iPhone, Mac – il che rende pienamente ragione alla strategia aziendale di Jobs e zittisce le voci dissonanti. Viceversa, seguire la strategia dell’outsourcing dell’hardware, avrebbe lasciato Mac OS a spartirsi il mercato dei sistemi operativi con Microsoft – una battaglia che forse già anni fa avrebbe definitivamente sotterrato le speranze della divisione OS della casa della mela.
Se da un punto di vista aziendale legare il software all’hardware ha fatto la fortuna della Apple, dal punto di vista dell’utente ha portato dei vantaggi? Prodotti quasi-compatibili come quelli di Psystar possono davvero rappresentare un valore aggiunto – anche ammesso che resistano agli attacchi del dipartimento legale di Apple?
Da vecchio sostenitore delle piattaforme chiuse, sono dell’idea che l’hardware Apple sia parte integrante non solo dell’appeal del prodotto verso il mercato, ma anche dell’esperienza che l’utente ha di OS X in termini di stabilità, affidabilità e performance. La scelta di circoscrivere l’uso di OS X ad hardware Apple, oltre a rappresentare un solido appiglio ad un mercato dimostratosi molto lucroso per la casa della mela, ha reso più lineare il lavoro di sviluppo e ha incrementato drammaticamente l’ottimizzazione dell’OS.
Questi ultimi fattori hanno contribuito alla qualità dell’OS e quindi a migliorare l’esperienza dell’utente di OS X, sia in termini di requisiti minimi – con sufficiente memoria, Leopard gira anche su sistemi G4 – che di performance. Di contro cosa può offrire Psystar?
Ammettendo anche che la Apple non riesca ad impedire loro di forzare i vincoli della EULA di OS X con strumenti legali, possono ancora fare molto sul versante tecnico per rendere l’esperienza del loro OS tutt’altro che piacevole. Ammesso anche che non ricorrano a questo espediente, dal punto di vista tecnico le qualità di OS X sono strettamente dipendenti dall’uso di hardware certificato.
Hardware compatibile non è detto che non funzioni, ma a quale prezzo in termini di stabilità e performance? Non vi aspetterete certo che Apple si metta a produrre drivers per le periferiche compatibili, né che cooperi con i produttori di hardware non certificato. Né è tantomeno possibile che Apple fornisca qualsivoglia garanzia o supporto e in generale, non è con una sentenza che si può forzare una delle più potenti e floride aziende della Silicon Valley a capovolgere il proprio modello di business, esponendosi a perdite ciclopiche.
La somma di questi intoppi tecnici fa oggi dei cloni Psystar, e di qualunque altro prodotto analogo, un oggetto di nicchia, per smanettoni: non affidabile per lavoro, non garantito dal punto di vista tecnico ed esposto a difficoltà d’uso che solo uno smanettone sarebbe disposto a sobbarcarsi. Insomma, tutto il contrario del mix di appeal estetico, facilità d’uso, potenza e affidabilità che ha costruito negli ultimi anni il successo dell’accoppiata Mac – OS X.
A pensarci bene è già da mesi che OS X gira, più o meno, su PC: eMule è zeppo di macchine virtuali per VMWare player con OS X e di versioni patchate per girare su qualunque PC. Malgrado questo l’unica via per godere di tutte le caratteristiche che hanno in un modo o nell’altro costruito l’alone mistico di OS X, è comprare un Mac. Tutto il resto è buzz, quello stesso buzz che da anni non fa che rafforzare il marchio della mela.