Per chi ha vissuto la scintillante epoca degli home computer a 8 bit, la parola SID evoca ricordi indelebili: Arkanoid, Bubble Bobble, Ultima V, The Duel, Out Run, The Great Giana Sisters, Ghouls n’Ghosts, Bionic Commando, ma anche Trolls and Tribulations (con una resa SIDdiana di Bach, Beethoven, Mozart).
Balenano in mente i nomi come Chris Huelsbeck, Rob Hubbard, Tim Follin, compositori in grado di estrarre vera arte da una serie dai transistor del sound generator più famoso della storia dell’informatica.
Più che approfondire gli aspetti tecnici del mitico chip sonoro della MOS Technology – impresa in cui si è già cimentato Cesare – in questa nuova pillola di retrocomputing desidero parlare di una semisconosciuta scheda audio in cui mi sono imbattuto atterrando sul sito di un collezionista: la Innovation SSI 2001 (1989).
A giudicare dalla sua attuale irreperibilità deve essersi trattato di un prodotto di nicchia, commercialmente insignificante nel regno delle AdLib. Eppure l’idea di trasportare i suoni elettronici del SID – e la flessibilità di un chip di provata efficacia – nell’esplosivo mercato delle schede audio PC, non era affatto peregrina. Tanto più che le caratteristiche tecniche dei prodotti concorrenti non facevano gridare al miracolo, mentre è abbastanza probabile – per quanto non documentato – che la matura tecnologia SID consentisse alla scheda di arrivare sul mercato a un prezzo concorrenziale.
Quel che è meglio, la scheda offriva agli sviluppatori la possibilità di trasportare agevolmente su sistemi IBM PC, XT, AT, 386, PS/2 e cloni, il lavoro fatto per l’ancora popolarissimo Commodore 64.
Come molti prodotti concorrenti dell’epoca, lo SSI 2001 usava un bus ISA, diffuso prima dell’avvento di VLB e PCI, ed aveva un output mono (il produttore ne suggeriva l’uso in parallelo per ottenere un effetto stereo) e non integrava suoni pre-campionati.
Benché non siano note le cause che portarono alla fine del progetto, un’ipotesi pare plausibile. Il neonato mercato delle schede audio vedeva alla fine degli ’80 una pletora di produttori impegnati nello sviluppo di soluzioni simili e incompatibili. Il mercato PC nel suo complesso, benché in forte crescita, era caratterizzato da un alto tasso di frammentazione hardware.
Per contenere costi e tempi di sviluppo, le software house videludiche – ancora impegnate sul fronte delle piattaforme chiuse a 8 e 16 bit – necessitavano di uno standard e in quei giorni lo standard era AdLib, sul mercato dal 1987 e forte di una buona base d’installato.
La Innovation Computer Corporation era consapevole della necessità di diventare lo standard, ma probabilmente non aveva le risorse – come molti altri produttori coevi – per crescere, e temo neppure il prodotto. Mi spiego: se la “retrocompatibilità” col 64 rappresentava un’ottima soluzione per la transizione, un sound generator concepito nel 1981 non offriva forse garanzie sufficienti per reggere all’evoluzione frenetica di un mercato appena nato, che già andava strutturandosi attorno al chip OPL2 e alla sua discendenza.
Fu così che il SID passò alla storia indissolubilmente legato al Commodore 64, per tornare solo molti anni dopo su PC, sotto forma di HardSID o SID Station.
Al termine di questo breve tuffo nel passato, quale miglior commiato che quel piccolo capolavoro del mitico Tim Follin finito a fare da colonna sonora al 3° quadro di Ghouls n’Ghosts?