Non sempre il nemico sta dall’altra parte del cavo: è questo il caso di una ragazza saudita, picchiata e uccisa con un colpo di pistola dal padre, dopo essere stata colta a conversare con un uomo incontrato su Facebook.
Il fatto, risalente ad Agosto 2007, non ha avuto alcuna visibilità in occidente fino a qualche giorno fa, quando è stato riportato in calce alle accese critiche nei confronti della rete da parte di Alì al-Maliki, un predicatore saudita noto per la sua avversione alle nuove tecnologie.
Il numero di utenti sauditi di Facebook, stimato intorno alle 30.000 unità, lascia intendere il potenziale dirompente del confronto fra una concezione rigida dei dettami religiosi islamici, e le opportunità di socializzazione offerte dal web: al-Maliki si è spinto fino ad auspicare l’interdizione delle donne da Facebook.
In ossequio alle correnti religiose più estremiste, l’Arabia Saudita potrebbe presto bloccare tout-court l’accesso al popolare social network. Fa riflettere il fatto che un simile atto di censura avrebbe salvato la vita di quella ragazza.
Fonte: The Inquirer