Per i più attenti, la standardizzazione ISO del formato OOXML non è giunta come un fulmine a ciel sereno. Rappresenta tuttavia un momento fondamentale nella strategia della divisione Office di Microsoft, che nel medio/lungo periodo mostrerà i suoi benefici nei termini del sostanziale perdurare della situazione attuale, con Office e i suoi formati leader indiscussi.
Fino ad oggi è stata la diffusione maggioritaria della suite Office di Microsoft a rendere i relativi formati uno standard fra le aziende e le PA di tutto il mondo. La sempre più pressante richiesta, particolarmente da parte di governi e pubbliche amministrazioni, di formati aperti e indipendenti dall’applicazione che li manipola, ha tuttavia scosso la leadership e l’approccio al mercato di MS, rendendo indispensabile il ricorso ad una strategia alternativa.
L’approvazione ISO del controverso formato OOXML segna oggi la vittoria di questa strategia, magistralmente descritta dall’OOXML Evangelist Doug Mahugh: Quando ODF è stato reso uno standard ISO, Microsoft ha dovuto reagire rapidamente […] e affrettarsi ad affermarlo (OOXML). È un problema di interessi commerciali! Quindi da oggi, a parità di formati, la partita si sposta sulla qualità e il prezzo delle applicazioni?
Non direi. In molti, non solo fra i detrattori di Microsoft, si sono domandati per quale motivo il gigante di Redmond abbia voluto approvare un suo standard aperto quando esisteva già ODF. In fin dei conti la partita doveva spostarsi sulle applicazioni no? Per rispondere a questo quesito Microsoft ha affermato da un lato che OOXML, a differenza di ODF, è retrocompatibile con i formati MS Office precedenti; dall’altro ha sostenuto che ODF è tecnicamente inferiore a OOXML. La prima argomentazione, per quanto quasi umoristica nel contesto della discussione sui formati aperti, è tecnicamente inoppugnabile. La seconda è oggetto di feroci e tutt’altro che spente discussioni su forum e newsgroup di tutto il pianeta, ma in generale è stata ampiamente controbattuta.
Va tra l’altro rimarcata una significativa anomalia in merito: dei più di 1000 errori tecnici rilevati dagli esperti di Francia e Inghilterra nel corso dell’iter di approvazione fast track, solo 200 sono stati esaminati, per giunta in blocco, dagli stessi esperti, stavolta senza generare alcun problema. Ripensamento repentino o potere del lobbying?
Non sembra fantascientifico concludere che MS ha voluto il suo standard aperto perché non è abituata al fatto che sia qualcun altro a dettare le regole del suo gioco. Non credo quindi di poter essere accusato di catastrofismo, né tantomeno di fare una previsione azzardata, quando dico che fra qualche tempo ci ritroveremo con gli stessi identici problemi che affliggono oggi quei programmi che tentano di manipolare i file di Office senza essere Office. Guardacaso i file OOXML editati da Office avranno qualche piccola e di certo indispensabile feature, che non sarà interpretabile da altri programmi.
Per quel che riguarda ODF, la sua sorte appare ormai segnata: le già ottime vendite di Office 2007 saranno ulteriormente corroborate dalla standardizzazione di OOXML e, come sappiamo, Office 2007 non supporta nativamente ODF.
Se dunque quello dello standard ISO doveva essere il metodo per creare un “linguaggio universale” e aperto fra i formati, l’approvazione di OOXML e la conseguente probabile marginalizzazione di ODF, riportano la situazione quasi dov’era prima: tutto si muove perché nulla cambi.
Dalle parti di Redmond invece, il vecchio adagio embrace, extend, extinguish sembra essere ancora di gran moda. ISO, al verificarsi dei dubbi sopra esposti, forse non lo sarà più.