iPhone, ad ormai quasi un anno dal lancio, è sicuramente stato uno dei fenomeni di costume “tecnologico” sicuramente più rilevanti del 2007, che ha addirittura portato a coniare neologismi nella lingua inglese.
Si parla infatti di “iPhonization” e di “momenti iPhone” facendo riferimento al comportamento che molto spesso i possessori di questo cellulare hanno, di fronte a problemi o a quesiti che si pongono tra amici.
Su PSFK si legge di un’attrice che racconta di come, qualche tempo fa, stesse parlando con gli amici chiedendosi quale fosse l’anno del disco “Born to Run” di Bruce Springsteen. La conversazione era diventata divertente, una chiaccherata sulla musica e sull’artista, subito “gelata” dal regista che, tirato fuori il suo iPhone, ha risposto in pochi minuti: 1975!
Effettivamente iPhone ha fatto scoprire a molte persone l’uso di internet in mobilità da un lato perchè il browser integrato restituisce un’esperienza paragonabile a quella che si ha su un PC, dall’altro perchè assieme ad iPhone si ha anche un piano dati illimitato.
iPhone non è certo il primo cellulare a connettersi al web (si pensi ai tanti Nokia sfornati negli anni) né l’unico ad avere piani telefonici dedicati (basti pensare ai BlackBerry), ma è l’unico che rende estremamente naturale, semplice ed immediato l’accesso ad internet e alle informazioni online.
Il “problema” sociale che ne deriva è che i possessori di iPhone vengono bollati dal gruppo di amici come i “so tutto io” di turno, che rompono la magia di un momento o interrompono una conversazione il cui vero scopo non è tanto giungere al dato, ma conversare.
Insomma la riflessione finale che Allison Mooney compie su PSFK è corretta: stiamo forse diventando più sciocchi? Il fatto di avere sempre a disposizione qualsiasi risposta, ci spinge a sforzarci di meno “tanto c’è l’iPhone”?
Mi sembra di aver già sentito questi discorsi relativamente alle calcolatrici tascabili e non credo che sia l’oggetto in sé a provocare o incentivare l’ignoranza. Il sapere e la cultura sono gioie insostituibili per chi le sa apprezzare, perchè non è la mera conoscenza del dato che conta, ma la capacità di fare connessioni e riflessioni grazie alle conoscenze che abbiamo. Leggerle su un sito web significa rinunciare a ragionare accontentandosi del ragionamento fatto da qualcun altro e penso che chi sceglie di rinunciare a ragionare lo faccia per una sua personale insufficienza intellettiva, e non certo “per colpa” di questa o quella invenzione tecnologica.