Se avete iniziato a leggere questo articolo pensando di trovarvi di fronte a discorsi sulla psicostoria, enciclopedie galattiche o crisi di Seldon siete fuori strada.
In questo articolo parlerò di fondazioni che non hanno niente a che vedere con quelle del capolavoro letterario di Asimov. In tema con la linea della mia rubrica su AD, condividerò delle riflessioni sull’importanza dell’autonomia di un progetto software nel panorama Open Source.
Il problema del legame tra aziende privare e progetti open è stato toccato da Cesare Di Mauro in diversi articoli (1,2,3)
e mi piacerebbe in qualche modo sviluppare il discorso dal mio punto di vista.
È sotto gli occhi di tutti che, se da una parte ci sono progetti open che vivono esclusivamente del contributo di appassionati, le soluzioni più blasonate e conosciute ad un certo punto del loro sviluppo sono state in qualche modo spinte da aziende private. Sarebbe miope non ammettere che tali spinte abbiano giovato in maniera sostanziale alla crescita di questi progetti. Questo tipo di crescita però può portare con se tutta una serie di problematiche e insidie non direttamente visibili che mi piacerebbe portare alla luce prendendo in analisi i recenti fatti riguardanti il progetto OpenOffice.org.
OpenOffice.org è uno dei progetti di maggior successo in ambito FLOSS (per avere una dimensione consiglio di dare uno sguardo alla lunga lista di deployment in organizzazioni e pubbliche amministrazioni nel mondo). Nasce dall’acquisizione da parte di Sun della società StarDivision e dal rilascio dei sorgenti del suo prodotto di punta (StarOffice) sotto licenza LGPL nel 2000. Dal 2000 al 2009 la Sun Microsystem ha continuato a investire nello sviluppo del programma permettendo grandissimi passi in avanti su molti fronti. Sun durante tutto il periodo non ha dimostrato in nessun modo di voler chiudere i rubinetti ma allo stesso tempo ha tenuto in scarsa considerazione i contributi esterni (ne è il chiaro esempio la nascita di Go-oo nato dalla volontà di Novell di avere un sistema più agile per l’inclusione patch esterne).
Con il passare degli anni si è creata una situazione di dipendenza per cui il futuro della più importante suite di produttività personale a codice aperto è rimasta nelle mani di un’ unica azienda per un lunghissimo periodo di tempo. Poco male direte voi… Sun ha dimostrato negli anni di credere e spingere il software open quindi possiamo fidarci.
La realtà è però completamente diversa. Le aziende sono aziende. Devono rendere conto ai propri azionisti delle scelte e in determinati periodi non possono permettersi di fare investimenti a medio lungo termine. In più, essendo entità che agiscono all’interno del mercato, devono sottostare alle leggi che lo regolano. Tra queste leggi spesso ci si dimentica di quelle fondamentali: acquisto e cessione.
E così, da un momento all’altro succede che la Sun viene acquistata da Oracle e con i lei gran parte del know-how riguardante i progetti open che venivano sviluppati con la sua benedizione. Succede che Oracle in linea con i suoi interessi aziendali (ovviamente diversi da Sun) dimostri di avere una visione nettamente diversa dei progetti open su cui puntare, portando per esempio alla prematura dipartita del sistema operativo OpenSolaris.
È chiaro che una situazione di incertezza di questo tipo sia assolutamente inaccettabile per un progetto come OpenOffice, un software centrale per le molte aziende e pubbliche amministrazioni che lo utilizzano per il lavoro di tutti i giorni.
Ed è qui che entra in ballo la scelta di far nascere una fondazione intorno ad un progetto software. Per evitare una lunga situazione di stallo in attesa delle decisioni di Oracle è stata annunciata pochi giorni fa la nascita della “Document Foundation” che si autodefinisce così in 5 punti:
- È una fondazione indipendente, meritocratica e autogovernata creata dai principali membri della comunità di OpenOffice.org
- Vuole continuare lo sviluppo della suite di produttività OpenOffice.org, frutto di 10 anni di lavoro di una ampia comunità
- È stata creata con la convinzione che una fondazione indipendente riesca ad ottenere il meglio dai contributori e produrre il miglior software possibile per gli utenti
- È aperta a ciascun individuo che condivida con lei i suoi valori fondanti e contribuisca alle sue attività
- Accoglie la partecipazione aziendale, per esempio nella sponsorizzazione di persone che lavorino a fianco degli altri contributori all’interno della comunità
La fondazione ha già ottenuto l’appoggio di molte aziende e organizzazioni (tra cui spiccano i nomi di Google, Novell, Red Hat e Canonical) e si avvia a proseguire lo sviluppo della suite di produttività personale. Per motivi di copiright (il marchio OpenOffice.org appartiene ad Oracle) per adesso la suite d’ufficio si chiamerà libre office ma è già stata fatta una richiesta al gigante californiano per la cessione del vecchio marchio e per coinvolgerlo nel progetto.
Personalmente credo che la strada intrapresa sia la più giusta. L’indipendenza è un valore centrale per avere un prodotto realmente aperto e non essere legati a doppio filo ad una azienda non significa non accettarne i contributi. Guardando infatti ad alcuni dei più famosi progetti open ci si rende conto di come una strada di questo tipo sia auspicabile.
- Python = Python Software Foundation
- Blender = Blender Foundation
- Firefox = Mozilla Foundation
- WordPress = WordPress Foundation
- Gnome = Gnome Foundation
- KDE = KDE e.v
- Apache HTTPD = Apache Software Foundation
- Ubuntu = Ubuntu Foundation
- Wikipedia = Wikimedia Foundation
- GNU = Free Software Foundation
- Kernel Linux = The linux foundation
Nel panorama attuale le fondazioni rappresentano secondo me il miglior modo per interloquire con il mondo aziendale senza essere “catturati” da una specifica corporation che potrebbe decretare una fine prematura del progetto.
Le logiche aziendali possono (e devono) divergere dalle esigenze tecniche di un progetto e trovarsi in una situazione in cui le due entità vivano separate secondo me è un modo per tenere più equilibrato il rapporto di forza tra i giocatori in campo.