Che il rapporto fra numero di utenti di un servizio web e numero di coloro che hanno letto i relativi Termini di servizio (TOS) sia elevatissimo, non è una novità: i cosiddetti TOS solitamente non nascondono niente di particolarmente nuovo o interessante, a parte la negazione di ogni responsabilità del provider, il foro competente fissato sulla cima dell’Everest e via discorrendo.
Spulciando i TOS di Google – come segnala Chris Soghoian di cnet – emerge tuttavia, nemmeno troppo nascosta fra le righe di “legalese”, una chicca di sicuro interesse:
2.3 Lei non può usare i Servizi e non può accettare i Termini se (a) lei non ha l’età stabilita dalla legge per stipulare un contratto vincolante con Google, […].
In italiano corrente, la frase significa che per usare il servizio bisogna avere l’età legale per sottoscrivere un contratto vincolante con Google. Un rapido sguardo al codice civile ci conferma che, per essere titolari di diritti e al tempo stesso destinatari di obblighi giuridici, debba essersi raggiunta la maggiore età.
Nel caso in cui la legge stessa non prescriva un’età diversa (art. 2 c.c.), è corretto ritenere che, per stipulare un contratto vincolante (come quello di cui parla Google), l’età minima prevista sia di 18 anni, il che esclude i minorenni dall’utilizzare legalmente il più popolare e cliccato motore di ricerca.
Il giornalista citato, dopo aver riportato l’anomalia, va avanti domandandosi come possano termini così restrittivi per un servizio generalista come Google, convivere con condizioni molto più permissive per servizi a più alto potenziale di rischio per minori come Myspace o Facebook (14 e 13 anni rispettivamente).
Il TOS di Myspace appare in questo senso interessante:
[…] Il presente Contratto sui termini d’uso (“Contratto”) espone i termini legalmente vincolanti che disciplinano l’uso dei Servizi MySpace. […] L’Utente è autorizzato ad utilizzare i Servizi MySpace (indipendentemente dal fatto che l’accesso o l’uso sia intenzionale) solo se si impegna al rispetto di tutte le normative vigenti e dei termini previsti da questo Contratto.
Delle due l’una: o ha ragione Google a pretendere che i suoi utenti abbiano raggiunto l’età legale per sottoscrivere un contratto vincolante, o ha ragione Myspace, che si limita a ritenere indiscriminatamente ogni utente o visitatore (!!!) vincolato ai termini di servizio (posto che abbia minimo 14 anni), nel qual caso non si spiega la rigidità del vincolo imposto da Google.
Va poi rimarcato che nessun provider di servizi analoghi a quelli citati, ha la possibilità di verificare legalmente l’età degli iscritti o tantomeno degli utenti occasionali non registrati.
L’impressione generale – del resto è anche questa tutt’altro che una novità – è che la popolarità di questi servizi sia cresciuta molto più rapidamente dei riferimenti normativi di supporto. Il che lascia i vari fornitori di servizi tendenzialmente liberi di stabilire i termini d’uso in modo anche palesemente contraddittorio. In conseguenza di ciò, la conclusione di eventuali contenziosi appare per ora materia di divinazione più che di normazione.