Perdonatemi la vena polemica ma sono diventato molto insofferente verso il puntuale ripetersi di queste “operazioni memoria” da quattro soldi – il cui ultimo risultato è il pietoso PC-64.
Questa volta tocca ad Amiga e l’annuncio è ha il tono dell’evento epocale:
The legacy of the Commodore and Amiga trademark brand, reunited once again after so many years […]
Roba grossa insomma, da far impallidire il ritrorno di Roger Waters nei Pink Floyd. Peccato che sia tutta fuffa, vuota nostalgia pallonara da PR di quarta categoria.
L’unico momento in cui il marchio Commodore e quello Amiga sono stati assieme, è stato quando Commodore – orfana del fondatore e stratega Jack Tramiel – ha in pochi anni bruciato la più promettente piattaforma hardware degli anni ’80, cedendo il passo all’avanzata del tecnicamente inferiore ma ben più costoso Macintosh.
Qualcuno obietterà: queste sono ormai questioni di principio, roba da puristi che non interessano il pubblico consumatore. Magari c’è un’ampia fascia di utenti che si è affezionata nell’adolescenza al marchio Amiga pur non conoscendone i trascorsi, e prenderebbe in esame l’acquisto del nuovo prodotto senza fare troppe storie.
Allora parliamo della strategia. Come già col PC-64, Commodore USA prevede di vendere un hardware PC all in one, stavolta dichiarando un pieno supporto ad AROS (sono curioso peraltro di sapere con quanti gazillioni di dollari “Commodore” ha finanziato AROS), con un bel logo Amiga appiccicato su per ricordare i bei tempi che furono.
Già ma venderlo a chi? A un manipolo di nostalgici dell’Amiga negli USA? E a che prezzo? Posto che il nuovo Amiga voglia fare a meno dei fondi marketing di MS (e relativo sticker) e Intel (e relativo sticker), per fare un computer a prezzi competitivi bisogna tenere per le p***e da un lato gli OEM/ODM, dall’altro il canale di distribuzione.
E quale sarebbe la “reason why” per acquistare questo oggetto, a un prezzo che sarà indubitabilmente maggiore rispetto ai concorrenti a parità di dotazione tecnica?
Un design curato, materiali di prima scelta? Processi produttivi innovativi? Non credo. AROS? No, posso installarlo da anni su qualunque PC e non sarà certo AROS a dare allo “zombie di Amiga” i volumi di vendita che la “Commodore” sogna.
AROS (da non confondersi con AmigaOS 4 di Hyperion, che peraltro si dice stia già affilando le armi legali contro la nuova “Commodore”), è il lodevole sforzo di una comunità di volenterosi programmatori e per questo può ambire solo a una ristrettissima nicchia, un sottoinsieme dei nostalgici che sceglie la via di un nuovo OS sviluppato evolvendo i concetti base degli ultimi “veri” AmigaOS.
Lo conferma Paolo Besser – membro del progetto AROS – in quest’intervista:
WOPR: Cosa immagini nel futuro di AROS? Come lo vedi ad esempio fra dieci anni?
PAOLO: Lo vedo sempre incastonato in una nicchia, formata prevalentemente da nostalgici, ma capace anche di attirare l’attenzione del pubblico esterno, grazie al supporto di feature moderne. Non so chi vincerà nella decennale battaglia tra AmigaOS e il suo rivale MorphOS, ma di sicuro AROS potrà essere usato con profitto dai sostenitori di entrambi i “campi”.
A comprare uno scatolotto marchiato Amiga per vedere AROS girare, sarà dunque un sottoinsieme di quella nicchia di utenti AROS, composto da gente disposta a spendere qualunque somma per un vero “hardware Amiga”. Già immagino le file fuori dai negozi…
PS Sì, l’immagine riportata in testa al pezzo – un Amiga 3000 – è stata distribuita assieme alla press release del “nuovo Amiga”.