Un esperto di sicurezza ha raggruppato in un unico file i dati pubblici di una buona fetta dell’utenza Facebook (tutti coloro che hanno il Public Search Listing attivo). Secondo il Teleghaph:
The list does not expose any user’s whole profile nor their passwords or personal settings.
However, it does include full names, any publicly available profile images, and a small sampling of the user’s friends.
Qualche dettaglio in più, una lista compilata da un autore più malevolo, avrebbe potuto trasformare Facebook nella fonte ideale per creare l'”elenco telefonico dello spammer”.
Uno dei primi pensieri che mi ha assalito alla lettura di questa notizia – guardacaso in linea con la difesa di FB – è: ma dopotutto sono dati pubblici, gli utenti hanno un’opzione.
Dopo una seconda riflessione tuttavia, sono arrivato a concludere che la gran parte di coloro che sono attirati in FB dalle colossali ondate di hype che i media ogni giorno spandono, non si pongano eccessivi problemi di privacy.
A questo si aggiunge che l’aggregazione di tutti i dati pubblici, magari in un bel foglio di calcolo o ancora meglio in un database, magari incrociato con l’elenco telefonico, costituirebbe uno strumento potentissimo nelle mani di marchettari malintenzionati: il problema è di scala.
Mi sento in ultima analisi di convenire con l’autore dell’analisi, quando afferma che un simile rastrellamento automatizzato di informazioni pubbliche non dovrebbe essere possibile attraverso FB.
Un conto è cedere parte della propria privacy in cambio di funzioni social. Tutt’altro conto è mettere a disposizione i propri dati al primo spammer in vena di data mining.
Per chi volesse approfondire segnalo la esauriente Q&A del Telegraph.