In una lettera aperta a Bersani, segretario del Partito Democratico, 72 firmatari chiedono al principale partito di centro-sinistra di riconsiderare la propria posizione nei confronti dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia.
I nomi che appaiono in calce alla lettera sono di tutto rispetto e richiedono di venir ascoltati con attenzione: Umberto Veronesi, direttore scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Giorgio Salvini, presidente onorario Accademia Lincei, Margherita Hack, astrofisica, Carlo Bernardini, professore emerito di Fisica Università di Roma – Direttore di “Sapere”, Enrico Bellone, ordinario di Storia della Scienza, Edoardo Boncinelli, professore di Biologia e Genetica, Gilberto Corbellini, docente di Storia della medicina – Università di Roma, Marco Ricotti, professore Politecnico di Milano, Ernesto Pedrocchi, professore Politecnico di Milano, Roberto Vacca, scienziato e scrittore e Franco Debenedetti, economista.
Le loro richieste sono chiare: vorrebbero che il partito che li rappresenta maggiormente, il PD, attuasse un’opposizione al governo su basi più scientifiche e con un atteggiamento più razionale, senza lasciarsi trascinare da argomentazioni ideologiche senza fondamento scientifico.
Si legge nella lettera: “Dal punto di vista ambientale non vi è programma internazionale accreditato per la riduzione della CO2 che non preveda anche il ricorso all’energia nucleare e non vi è un solo studio internazionale che affidi alle sole rinnovabili il compito di ridurre il peso dei combustibili fossili. Ed invece tutti gli accenti che sentiamo oggi nel Pd prescindono dall’analisi di questi dati e fatti”.
L’Italia importa l’80% del proprio fabbisogno energetico primario. Una considerevole parte di questo proviene da paesi politicamente instabili: se è vero che dovremmo importare anche l’uranio, va sicuramente tenuto in considerazione che importare uranio dall’Australia non comporta gli stessi rischi che dipendere dal gas Libico.
Le considerazioni sull’energia intrinseca delle centrali sono ormai completamente fuori luogo, per due ragioni: da un lato le centrali moderne sono completamente sicure, tanto che le centrali EPR di terza generazione, quelle che verrebbero costruite nel nostro Paese, sono addirittura assicurate contro un attacco aereo. D’altro canto, se queste centrali non fossero sicure, l’Italia non sarebbe assolutamente preservata dalle conseguenze di un incidente nucleare, visto che molte centrali francesi e slovene sono costruite a pochissimi chilometri dal confine.
In questo momento, quindi, siamo alle strette di disponibilità energetica, dipendiamo pesantemente da paesi ad alto rischio politico e in caso di incidente nucleare soffriremmo le stesso conseguenze di qualsiasi altro paese. Al momento siamo l’unico paese del G8 che non produce la propria energia nucleare, e tra i 27 paesi europei ben 15 hanno centrali nucleari in funzione. Sebbene tutti i paesi avanzati stiano cercando di investire il più possibile in sorgenti energetiche alternative ai combustibili fossili, come il fotovoltaico o l’eolico, nessun paese con un fabbisogno energetico pari a quello italiano pensa seriamente di poter fare a meno del nucleare. In Francia stanno costruendo una nuova centrale a Flamanville che si prevede sarà attiva nel 2012 e una prossima a Penly, in tutto il mondo ce ne sono oltre 50 in costruzione e 130 proposte, la cui costruzione inizierà nel giro di qualche anno.
Uno dei firmatari della lettera, Chicco Testa, promotore del referendum del 1987 e ora responsabile del blog newclear, presenta nel suo blog una serie di documenti interessantissimi, che sono secondo me necessari per formarsi un’opinione a riguardo, e da cui ho tratto molti dei dati sopracitati.
Tutte queste considerazioni non sono assolutamente finalizzate a convincere il segretario Bersani ad accettare supinamente le decisioni del governo, anzi. La proposta del governo ha delle pecche importanti, che vanno corrette, come è esplicitamente scritto sulla lettera: “Sebbene la legge che reintroduce la possibilità di utilizzo del nucleare contenga forzature e punti sbagliati e ci siano limiti nell’azione di governo per la realizzazione dell’annunciato programma nucleare, riteniamo che non sia in alcun modo giustificata l’avversione al reingresso dell’Italia nelle tecnologie nucleari .”
Gli errori del Governo meritano una puntuale sottolineatura da parte dell’opposizione e le prese di posizione dei gruppi parlamentari del Pd nelle sedi competenti si sono ispirate a una logica di contestazione di merito.”
Per poter fare un’opposizione efficace è necessario avere un approccio razionale, tanto più su un argomento delicato e attuale come questo. Lo smaltimento delle scorie, ad esempio, è certamente un punto su cui è necessaria una discussione. Siti in cui lo stoccaggio si può considerare tranquillamente sicuro ci sono, ma la scelta deve essere fatta in base a considerazioni scientifiche e non politiche (né tantomeno mafiose). Stesso discorso vale per la scelta dei luoghi in cui costruire le centrali.
Insomma, è necessario che l’opposizione e, secondo me, l’intera popolazione superi i pregiudizi fondati principalmente su convinzioni ormai non più valide da anni e che si informi con approccio scientifico per rendere la discussione più costruttiva possibile. L’accento sulle energie cosidette “pulite” va assolutamente mantenuto, anzi, bisognerebbe aumentare gli sforzi in termini economici e di risorse umane, ma è necessario prendere coscienza del fatto che attualmente nessun altra forma di energia è altrettanto economica e pulita di quanto sia il nucleare.