Per chi non lo conoscesse, Google Analytics è uno strumento fantastico: nel pieno rispetto dell’anonimato dei visitatori, consente di rintracciare molti dati quantitativi e qualitativi sul traffico in arrivo presso un sito.
Navigando fra i pannelli relativi al traffico proveniente dai motori di ricerca, è per esempio possibile capire quali siano le principali parole chiave che conducono al sito – ovverosia cercando cosa, il lettore si trova ad atterrare su una pagina del sito amministrato.
Ebbene, la parola chiave che genera più “atterraggi” su AD (dati relativi all’ultimo mese), alla faccia delle ambizioni qualitative dello staff di AD, è “faceboo”, un typo di Facebook, presumibilmente oggetto della ricerca di chi ha il cervello troppo pigro per digitare www.facebook.com sulla barra degli URL.
D’altronde non è una novità che per molti utenti Google o Facebook siano Internet (si veda a questo proposito questo pezzo di Tagliaerbe: pare che “facebook login” sia una delle keyword più popolari di Google nel mondo).
Facile quindi che, prima di lanciare la ricerca sul box apposito del browser o sulla home di Google, abbiano magari cercato il misterioso “faceboo” o – i più acculturati – “facebook login” dentro Explorer o Finder, magari nella cartella “Documenti”.
Dopotutto quale sarà mai la differenza fra Internet e una cartella piena di file colorati?