È questa l’accusa informale, ma non troppo velata, lanciata dal generale Chilton: un’intensa ondata di attacchi sta colpendo i siti governativi USA e le autorità competenti – Chilton è responsabile del comando delle forze strategiche in materia di sicurezza nazionale – basandosi su precedenti attacchi di provata provenienza cinese, deducono che anche stavolta si tratti dei “soliti ignoti”.
La questione come accennato non è nuova: già in precedenza gli USA hanno affermato con certezza di aver subito attacchi di questo genere provenienti dalla Repubblica Popolare meno popolare del pianeta, attacchi che tra l’altro hanno ottenuto risultati imbarazzanti per i sistemi di difesa dei network governativi americani.
L’obiettivo dei tentativi di intrusione, che fonti interne al Pentagono stimano ammontare quotidianamente a molte decine di migliaia, è la sottrazione di dati sensibili e secretati.
Il governo cinese continua a smentire, ma sono molte a vedere con sospetto la coesistenza di un regime di controllo totale dei dati che circolano nelle reti nazionali cinesi, e l’enorme frequenza dei tentativi di cracking transfrontalieri. È davvero possibile che si tratti di gruppi autonomi? E cosa succederebbe se questi bricconcelli agissero contro i network governativi locali?
Alcuni vedono nell’intensificarsi dei tentativi di sottrazione di dati sensibili, l’apertura di un nuovo fronte della guerra fredda. Una guerra che potrebbe diventare anche un po’ più che fredda: il generale Chilton si è spinto fino a considerare gli attacchi informatici alla stregua di veri e propri attacchi.
Fonte: L’Inq