Ho un’altra riflessione sulle tecnologie che aiutano a imparare: fino a qualche anno fa imparare a suonare un pezzo musicale con uno strumento significava 3 cose: saper suonare lo strumento, avere orecchio e/o saper leggere gli spartiti.
Una variazione sul tema poteva essere se avevamo un amico con la nostra stessa passione disposto a darci una mano, ad aiutarci. Al giorno d’oggi invece ci sono i videotutorial e migliaia di persone che mettono online i video di loro stessi che suonano pezzi musicali di ogni genere: questo perché la vista è in grado di darci molte più informazioni di quante ne possiamo trarre da uno sparito (ad esempio sapere con quale mano si conclude una serie di colpi sulla batteria) ma un video mantiene inalterate le possibilità di un file, per esempio si può rallentare nei passaggi più complicati. Io stesso imparo molto più velocemente un pezzo con mezz’ora di Youtube piuttosto che 4 ore di CD in cuffia.
Tutto questo presuppone di avere una dote fondamentale: il ritmo dentro. Ma pare che ci sia qualcuno convinto che la tecnologia può ovviare anche a quello, e insegnarti “a forza” quella che secondo me è una dote, o almeno una predisposizione. Graham Grindlay ha costruito un macchinario capace di insegnare a novizi batteristi ad andare a tempo con una sequenza musicale, forzando il movimento del braccio; all’inizio era partito con bacchette magnetiche, ma poi si è accorto che far muovere il braccio, imprigionato dentro a quella macchina un po’ infernale a vedersi, era più educativo.
HAGUS – questo il nome della macchina – permette ad un batterista esperto di registrare un path musicale che poi verrà insegnato ad un novizio. Su un campione di 32 persone totalmente digiune di batteria, Grindlay dice che quelli sottoposti al macchinario hanno imparato il 18% più velocemente.
Sarà, ma come dice lui stesso il problema successivo è la coordinazione di due mani (e vogliamo parlare di due mani e due piedi?) e a me questo sistema fa un po’ orrore. A voi?