I segnali c’erano tutti, più o meno: osteggiati, accolti con sospetto, derisi o salutati con felicità, non si può certo dire che le ultime mosse Microsoft non fossero in discontinuità col passato: la tentata acquisizione di Yahoo, l’apertura di un blog per colloquiare con gli utenti, riassunti qui da Markingegno, cui aggiungerei i primi timidi passi nel mondo open source e il rilascio della beta di Internet Explorer 8 ieri.
Da buon sviluppatore web è naturalmente l’ultima notizia quella che mi più mi attira, ma sono soprattutto le news sul prodotto e la loro successione che mi hanno dato da pensare: prima di tutto Microsoft ha annunciato la versione 8 del celebre browser, e nessuno ha prestato più di tanta attenzione; la concorrenza di notizie su Firefox 3 e la delusione verso la versione 7 hanno relegato in secondo piano questo annuncio.
Il 19 Dicembre la prima sorpresa: IE8 supera l’acid test 2 (il test di riferimento per capire come e quanto un browser rispetta gli standard del web); già questa è una svolta epocale, ammessa anche dalla stessa Microsoft nel titolo del post “Milestone:“, ma non essendo a loro agio in mezzo agli utenti festosi i programmatori si danno la zappa sui piedi da soli annunciando a inizio anno che la modalità a compatibilità totale dovrà essere indicata espressamente dall’autore delle pagine web, ribaltando il problema.
Questo modo di comportarsi viene definito “version targetting ” e non è accolto con favore dalla comunità internettiana, che da sempre predilige che sia l’utente a scegliere cosa fare e dall’altro lato preferisce che il webmaster debba solo curarsi di scrivere codice perfettamente in regola coi dettami.
Il 3 Marzo invece avviene il cambio di rotta: Internet Explorer 8 si comporterà rispettando gli standard per default, e chi vorrà la retrocompatibilità dovrà specificarlo sulle sue pagine con un meta tag; meta tag a parte, è esattamente il comportamento che gli utenti si aspettano, e che già utilizzano Firefox, Opera e Safari (sebbene Firefox ancora non passi l’Acid test, visualizza le pagine interpretando correttamente molti più dettami del W3C consortium).
Tralasciando le ovvie implicazioni lavorative che scuotono me e i miei colleghi, credo che questo sia l’ennesimo e più lampante segnale che qualcosa si sta muovendo dentro Microsoft: l’azienda ora sembra più disposta ad ascoltare utenti e sviluppatori, è più veloce nel cambiare rotta quando incontra difficoltà ed è meno impermeabile alle critiche che gli vengono rivolte; da colosso saccente e spocchioso vuole trasformarsi in gigante buono.
Per combattere la guerra dei browser ad armi pari con Firefox e smettere di perdere consensi non si può certo aspettare passi falsi da casa Mozilla, o che la volpe rossa regredisca. C’è bisogno di far evolvere velocemente Internet Explorer al livello dei concorrenti, e poi tirare fuori una carta a sorpresa che spiazzi tutti: carta che, potete giurarci, sento che stanno preparando a Redmond. E se posso spingermi oltre, credo che questa strategia sarà seguita non solo nel campo dei browser.