Esiste una conferenza che si tiene annualmente che ha un’atmosfera molto particolare. Più che di una noiosa assemblea piena di tecnicismi, ogni anno sembra di assistere ad un evento simile ad uno spettacolo nel quale gli appassionati di tecnologia, soprattutto negli ultimi anni, hanno spesso trovato pane per i loro denti.
Sto parlando del Worldwide Developers Conference di Apple anche noto come WWDC che, anche quest’anno, ha provato a sorprendere un po’ tutti con il nuovo iPhone 4 e relativo iOS 4.
Sarà proprio vero, come il marketing della casa di Cupertino profetizza, che ora tutto cambia di nuovo? Personalmente non riesco ad imm
aginare una portata innovativa pari o superiore a quanto già fatto dall’iPhone nel passato.
Non mi sorprenderebbe più di tanto vedere i detrattori di Apple già storcere il naso leggendo quest’ultima frase, però esistono elementi che vanno ben oltre la soggettività e dopo ormai oltre 3 anni dall’arrivo di questo prodotto, è empiricamente provato che, benché non sia stato il primo smartphone touchscreen, sia stato certamente il primo a renderlo realmente fruibile (primato mantenuto per diverso tempo), il primo il cui form factor sia stato imitato da decine e decine di prodotti e, sempre parlando di imitazioni, non si può non ammettere che il modello di distribuzione delle applicazioni mediante l’Apple Store non sia stato vincente e imitato.
Quando i concorrenti ti imitano o addirittura (come affermato da Google stessa) decidono di entrare in un mercato semplicemente per non lasciarlo nelle tue mani, allora vuol dire che si è veramente innovato.
Tornando all’iPhone 4, non ritengo che rappresenti un’innovazione pari alla nascita del prodotto stesso perché per raggiungere tale obiettivo bisognerebbe presentare un nuovo prodotto e non un’evoluzione, una nuova versione di qualcosa che già c’è. Dunque, è tutto da buttare?
Assolutamente no, l’iPhone 4 ha tutte le carte in regole, probabilmente più di quanto non le abbia avute l’iPhone 3GS, per avere successo e a tal proposito vorrei soffermarmi su pochi e specifici elementi: design, display, hardware, multitasking e sviluppo software.
Quando si osserva l’iPhone 4 non si può non notare che Apple ha deciso di modificare il design del suo telefono. Non si tratta di un completo stravolgimento del form factor: fondamentalmente la disposizione dei pulsanti e le funzionalità messe a disposizione sono le medesime.
Tuttavia anche in un elemento superficiale come questo, l’iPhone 4 può sorprendere: è stato utilizzato uno speciale vetro alluminosilicato per la parte frontale e posteriore, mentre l’acciaio inossidabile è stato scelto per la cornice, suddividendola in due parti che fungono da antenna rispettivamente per bluetooth, Wi-Fi e GPS da un lato e UMTS/GSM dall’altro. Inoltre l’iPhone 4 è lo smartphone più sottile in commercio, con i suoi 9,3 mm di profondità.
L’iPhone 4 ha un display, denominato dall’ufficio marketing della mela “Retina”, con una risoluzione pari 960×640 pixel, il doppio rispetto a quello dei suoi predecessori, e superiore a quella di tutti i suoi attuali concorrenti. Questa risoluzione, spalmata su 3,5 pollici, garantisce una densità dei pixel pari a 326 ppi, elevatissima se consideriamo che il Motorola Droid arriva appena a 265 ppi, mentre il super display da 4,3 pollici dell’HTC Evo 4G non va oltre i 217 pixel per pollice.
Contrariamente ai suoi concorrenti più agguerriti, il display non è un AMOLED, ma un LCD con tecnologia IPS. Questo dovrebbe renderlo meno efficace in termini di resa cromatica rispetto al HTC Desire o al Nexus One di Google, anche se è il rapporto di contrasto è quattro volte migliore (800:1) rispetto ai suoi predecessori.
Dal punto di vista più prettamente hardware, termine con il quale mi riferisco alla circuiteria interna, l’iPhone 4 porta al debutto nel mercato degli smartphone il SoC Apple A4 ad 1 GHz, un processore con architettura ARM Cortex A8, già utilizzato nell’iPad, che racchiude interessanti soluzioni sviluppate da Intrinsity (recentemente acquistata proprio da Apple) al fine di incrementare le prestazioni rispetto ad altre implementazioni della medesima architettura.
L’A4, inoltre, integra un processore grafico PowerVR SGX 535 per l’accelerazione in hardware della grafica 3D in grado di macinare 28 milioni di poligoni al secondo e un processore video PowerVR VXD 375 per la decodifica in hardware dei più diffusi formati video. Molto interessante l’introduzione, inoltre, di un giroscopio, che va ad aggiungersi al già ben noto accelerometro e che, sono certo, non mancherà di sorprendere quando sarà adeguatamente supportato dal software.
Insieme all’iPhone 4 arriva anche il nuovo iPhone OS o, come appena ribattezzato da Apple, iOS. La versione 4 introduce diverse novità tra le quali è mia intenzione soffermarmi sul multitasking. Quando fu presentato l’iPhone 3G (sul primo non mi soffermo visto che in Italia non è arrivato) ricordo che una delle critiche più diffuse fu proprio l’assenza del multitasking, disponibile in altri sistemi operativi mobile.
Questa scelta è sempre stata difesa da Apple con l’obiettivo di puntare alla reattività delle applicazioni, alla fluidità d’uso del sistema ed al risparmio del consumo energetico, caratteristiche che sarebbero state messe in discussione dall’esecuzione incontrollata in parallelo di più applicazioni sulle limitate risorse hardware di uno smartphone.
L’introduzione di questa funzionalità può essere vista come un passo indietro, anche se Apple ha assicurato che l’implementazione del multitasking in iOS 4 è tale da non compromettere la batteria. Questo perché non si tratta di una funzionalità applicata dal sistema operativo in maniera trasparente alle applicazioni, ma queste dovranno essere sviluppate per iOS 4 per poter supportare il multitasking, il che presuppone un’integrazione ben superiore.
Quanto appena descritto non è indice di una rivoluzione, ma di un percorso evolutivo di un prodotto, l’iPhone, che, tuttavia, ritengo avere tra i suoi principali punti di forza, un fattore raramente preso in considerazione dagli addetti al settore: lo sviluppo software.
L’iPhone 4 offre caratteristiche e potenzialità che in alcuni casi sono delle primizie ed in altri sono paragonabili a quelle dei concorrenti, ma il suo più grande vantaggio, a mio avviso, è e resta quello di far parte di una piattaforma di sviluppo che garantisce agli sviluppatori software di realizzare applicazioni native, con una quantità notevolissima di API standardizzate in maniera da funzionare al 100% su poche e specifiche configurazioni hardware.
Questo significa che le software house possono effettuare investimenti con la certezza di coprire senza intoppi in termini di compatibilità milioni di dispositivi in tutto il mondo e con una vetrina dall’enorme visibilità quale è l’App Store.
Naturalmente questo discorso non dovrebbe interessare gli utenti finali di uno smartphone, ma l’ampia offerta di applicazioni disponibili per iPhone è molto probabilmente diretta conseguenza di quanto ho appena espresso e tale offerta interessa gli utenti finali certamente molto più di quanto interessi la presenza di un task manager o la possibilità di navigare il file system.