Trent Reznor, il leader dei Nine Inch Nails, è un personaggio un po’ atipico; è colui che candidamente dichiarò che aveva un account su Oink, un sito che permetteva scambio di files via bittorrent, e che non ci trovava niente di male, perché colmava un vuoto del mondo digitale.
È anche famoso perché ha rilasciato tracce in formato GarageBand pronte da remixare. Leggenda narra che lui stesso rilasci i torrent dei suoi album, e proprio un paio di giorni fa il suo gruppo ha rilasciato in questo modo il primo di una serie di 4 album che compongono il loro nuovo lavoro “Ghost“.
Come per l’esperimento dei Radiohead, anche Ghost ha più versioni:
- completamente gratis (solo 9 canzoni)
- 36 canzoni su files a 5$
- 10$ per due CD fisici
- 75$ in versione deluxe, con 2 CD, 1 DVD e un Blu ray
- 300$ versione ultradeluxe, con in più due libri con foto e artwork
La versione da 300 dollari era limitata a 2500 copie, ed è stata esaurita nel giro di due giorni, portando nelle casse della band 750mila dollari senza alcuna intermediazione discografica, ed è facile immaginare che con le altre versioni si possa sfiorare o superare il milione.
Analogamente a quanto già detto per i Radiohead, buona parte di questi proventi derivano dallo zoccolo duro di fans che pagherebbero comunque e praticamente qualunque prezzo pur di avere materiale nuovo della band, ma una riflessione si impone lo stesso: l’affrancamento dalle case discografiche è ovviamente possibile solo avendo o avendo avuto un contratto con una major, ed essendo divenuti nel frattempo parecchio famosi.
Dall’altro lato le case stesse con l’emorragia di nomi famosi sono costrette ad investire di più alla ricerca di possibili talenti, o comunque a cercare di far produrre il massimo a chi ancora famoso non lo è. Inoltre la smaterializzazione del supporto resa possibile da Internet, permette di svincolarsi dalle logiche di distribuzione tradizionali. Anche qui l’obiezione che molti oppongono è che “se non sei nessuno, non avrai mai i numeri per fare un’operazione come Radiohead o Nine Inch Nails”. Ma come si arriva a “essere qualcuno”?
Sicuramente con il supporto di una casa discografica, fino ad ora, perché permette alle band la promozione in radio, riviste, tour. Ma anche facendo buona musica – fattore spesso tralasciato dai più – altrimenti si rischia di essere delle meteore. Allora, siccome la rete arriva potenzialmente ovunque ed ha logiche di diffusione di tipo “esplosivo” (altri dicono virale), fare un buon prodotto innesca quasi sicuramente un passaparola positivo.
Magari non sarà possibile fare un milione di dollari in due giorni, ma è sicuramente possibile rilasciare due album gratis e farsi un nome, e chiedere al terzo di pagare una cifra onesta per una versione fisica più completa. Vedrete che più andremo avanti e maggiori saranno gli esperimenti di questo tipo, sempre più da artisti via via meno affermati dei precedenti. Che siate Trent Reznor o no, la musica gratis secondo me paga.