Proseguiamo in questo articolo la trattazione della luce in quanto elemento fondamentale non solo per la realizzazione della fotografia ma per la caratterizzazione della fotografia stessa , in particolare approfondiremo l’ uso della luce artificiale come strumento di illuminazione partendo dai flash integrati per finire con l’ illuminazione di set complessi in studio.
Lo scopo di questa serie di articoli sulla luce non è solo quello di chiarire come funziona la luce artificiale ma anche di capire come sia possibile miscelare le due diverse fonti di luce e di ricollegare l’uso della luce “controllabile” alla luce naturale imparando qualche trucco che ci permetterà di ottenere foto più accattivanti.
Partiamo con un po’ di teoria , il flash altri non è che una lampada controllata elettronicamente in grado di produrre un lampo di consistente intensità per un tempo limitato.Come tutte le fonti di luce ha una temperatura colore definita e normalmente prossima ai 5500° kelvin , un valore tutt’altro che casuale visto che è prossima alla temperatura colore del sole (5800/6000°K).
La tempertura colore si misura in kelvin ed altri non è che l’ espressione numerica della tonalità della luce, vi sara’ capitato di fotografare diverse fonti di luce (in particolarmodo la sera) e notare come la resa fotografica di diverse fonti di luce abbia rese cromatiche parecchio differenti , alcune hanno una resa più calda (giallognola con temperatura colore bassa attorno ai 2200°K) ed altre piu’ fredde con rese azzurrognole (fluorescenti skywhite 7500/8000°K).
Ovviamente il digitale ci aiuta a “tarare” il sensore per interpretare correttamente la temperatura colore della scena che ci apprestiamo a riprendere ma è corretto ricordare che nessuna taratura ci potrà mai salvare da un buon “minestrone” di diverse temperature colore come mi è capitato in questo eloquente esempio dove il lato sinistro del viso è illuminato da lampade ad incandescenza (2500K) mentre il lato destro è illuminato dalla luce naturale (cielo coperto 6500/7000K) proveniente da una finestra.
Riguardo alla durata del lampo faccio un piccolo cenno giusto per entrare nell’ ordine di grandezza della durata di un lampo del flash. I flash si dividono in due principali categorie , quella maggiormente diffusa e conosciuta è quella che include i flash built-in ed i flash a slitta accomunati dalla necessità di avere dimensioni ridotte il che comporta differenti durate del lampo a seconda della potenza richiesta.
Un flash a slitta Canon 580EX a piena potenza genera un lampo della durata di circa 1/1000″, già pero’ riducendo la potenza ad 1/4 la durata si accorcia fino a diventare di 1/4000″. Ad 1/16 della potenza il flash ha durata di 1/15.000″ mentre ad 1/128 della potenza la durata si abbassa fino ad 1/35.000″.
La riduzione di potenza quindi in questa tipologia di illuminatori è relazionata alla durata del lampo il che può tornare estremamente utile nel caso si volesse utilizzare il flash per ottenere istantanee ad alta velocità , utili ad esempio per fermare perfettamente delle gocce d’acqua per cui il tempo di 1/8000″ dell’ otturatore di una DSLR puo’ non bastare.
L’altra categoria invece è quella dei flash da studio , di dimensioni piu’ generose e con elettronica più complessa mantengono costante la durata del lampo a prescindere dall’ eventuale parzializzazione della potenza , consentono normalmente potenze ben superiori ai migliori flash da slitta ed una maggior stabilità della temperatura colore del lampo nonchè la possibilita’ estremamente ampia di utilizzare accessori utili a modificare l’ emissione del lampo a seconda delle necessità (bank , coni snoot , beauty-dish ecc..ecc..).A seconda dei modelli la durata del lampo di un flash da studio resta compresa tra 1/800″ ed 1/2.500″.
L’ultima variabile che differenzia i flash è la potenza , nelle caratteristiche tecniche di ciascun flash troviamo il valore di numero guida appartenente al nostro modello , il numero guida di per sè pero’ non è in grando di darci un’ indicazione “pratica” di quanto possa illuminare il nostro flash ma ci permette di calcolare ad una determinata apertura fino a quale distanza il nostro flash sarà efficace secondo l’ equazione: DIAFRAMMA=NUMERO GUIDA/DISTANZA (m).
Facciamo un esempio pratico , riprendiamo il nostro 580EX (che ha NG=58 con parabola a 105mm) possiamo calcolare fino a che distanza puo’ illuminare usando una lente abbastanza luminosa (F2.8) e quindi dall’ equazione precedente ricaviamo la distanza (in metri) dal rapporto tra numero guida ed apertura del diaframma e quindi 58/2.8=20.7m.E’ doveroso ricordare che nei flash con parabola motorizzata il numero guida dipende dall’ angolo di copertura, il NIKON SB800 ha NG pari a 30 con parabola a 24mm, NG pari a 38 con parabola a 35mm e NG 56 con parabola a 105mm mentre un flash built-in di una DSLR entry level (che non è motorizzato) ha NG pari a 14 , ecco quindi un buon motivo per acquistare un flash esterno.
Prima di chiudere questo articolo introduttivo al mondo della luce artificiale legata principalmente alle specifiche tecniche dei lampeggiatori è opportuno introdurre brevemente il TTL (E-TTL per Canon , i-TTL per Nikon , ADI per Sony ecc..ecc..) che detto in modo molto semplicistico altri non è che un sistema di misurazione ed interruzione in tempo reale del lampo (rilevato attraverso la lente) una volta raggiunta la corretta esposizione.
La misurazione e l’ intervento del TTL amplia e semplifica in modo sostanziale l’ uso del lampeggiatore permettendo al fotografo di lavorare in modo più efficace e più veloce senza dover continuamente intervenire manualmente sulla regolazione della potenza del lampo per ottenere.
Nel prossimo articolo finalmente andremo a vedere come utilizzare il flash con le nostre DSRL , come sfruttarne le potenzialità cercando di non rendere le foto troppo innaturali e a valutarne l’ inevitabile impatto su ombre e riflessi.