Molti di coloro che prima del lancio di iPad ne hanno profetizzato la sventura, davanti ai successi delle prime settimane si sono dedicati a un nuovo sport: sostenere che iPad manderà per un motivo o per un altro Apple in rovina.
Il più comico fra costoro è come sempre Nick Farrell di The Inquirer, che spadroneggia da anni sulla testata fondata e poi abbandonata dal leggendario Mike Magee.
Non voglio scrivere un pezzo “ad personam” ma cercare di argomentare sulla questione sollevata, motivo per cui lascio questo link a coloro che volessero concedersi qualche minuto di genuina ilarità.
Perché iPad non compete con computer di fascia notebook
Quand’anche parlassimo di prezzi analoghi, fra iPad e un notebook corre una lievissima differenza: il primo non nasce per né è adeguato a rimpiazzare un notebook in fase di inserimento ed elaborazione dati. iPad è al contrario un dispositivo votato primariamente alla consultazione di contenuti. L’interfaccia touch, l’hardware ottimizzato per dimensioni contenute e risparmio energetico, lo rendono sufficiente per un uso niente più che casuale di funzioni esterne alla consultazione. Inoltre iPad per funzionare ha bisogno di un computer: la prima cosa da fare una volta estrattolo dalla scatola è collegarlo ad un PC o Mac con iTunes.
Non mi dilungo sulla lievissima differenza che intercorre fra i rispettivi OS ed ecosistemi software, intuibile anche da un bambino. Aggiungo invece che, contrariamente alle premesse del ragionamento, il Macbook base costa il doppio dell’iPad entry level, il che spiega in modo piuttosto chiaro per quale motivo si vendano più iPad (500 – 800 € circa) che Macbook (1000 – 2200 € circa).
La lezione del netbook
Il netbook, fin dal suo debutto nel 2007, ha conosciuto volumi di vendita crescenti, fino a diventare protagonista assoluto del mercato dei computer portatili. Il motivo di questo successo è molto semplice: particolarmente con l’arrivo di Windows (a tal proposito chi è causa del suo male pianga se stesso), il netbook è diventato a tutti gli effetti un PC in miniatura, capace di sostituire un notebook entry level nella stragrande maggioranza degli scenari.
Il danno collaterale prodotto dal netbook è stato l’abbassamento dell’ASP (average selling price) nel segmento portatili, che ha impattato sui margini degli OEM e di tutti i rispettivi fornitori. Ogni successivo tentativo di dirottare la domanda su prodotti a maggior valore aggiunto, si è scontrato con una clientela ormai ancorata al rapporto prezzo/funzioni dei netbook.
È evidente che se Apple, presa dalla foga dei netbook, avesse prodotto un Mac portatile da 500€ o meno, avrebbe dovuto subire un pesante ridimensionamento dei margini della divisione computer. Il che spiega per quale motivo a Cupertino si sia preferito puntare su un iPod touch “gonfiato”, che non promette – perché non può mantenere – di sostituire un computer.
Funzionerà? Per ora le vendite sembrano dare ragione ad Apple, con grande scorno di Farrell. Il quale, volendo, potrà dimostrarci quanto tempo impiega a scrivere uno dei suoi pezzi su una tastiera touch. Chissà che alla fine, scoraggiato, non decida di cambiare mestiere.