Google è ormai da anni una delle aziende più presenti e potenti nel mondo di internet (e non solo). Partita in un box con un paio di server si è evoluta diventando il motore di ricerca più usato al mondo, grazie ad un algoritmo di ricerca che la distinse (e la distingue tuttora) dalla concorrenza per la velocità e qualità dei risultati. Costruita la fortuna sulla ricerca Google non si è certo fermata a dormire sugli allori, ma ha pensato a come incrementare ulteriormente la sua posizione. La risposta è venuta dalla pubblicità che resta una delle fonti di revenue più golose per chi lavora sul web.Negli ultimi mesi, invece, abbiamo assisitito all’esplosione di servizi web-based trargati Google. Il colosso di Mountain View, CA ha infatti immesso il mercato una miriade di software, i più disparati tra loro, quasi sempre completamente gratuiti. Pensiamo a Google Maps, Google Reader, iGoogle, Google Notebook, Google Earth (ora simulatore di volo e, pare, tra poco concorrente di SecondLife), ecc. L’offerta di Google comprende prodotti sia interamente web che software da scaricare in locale e usare connessi al web.
Uno dei prodotti web based sicuramente più interessanti è Google Docs&Spreadsheets che è una mini suite Office (completa di elaboratore di testi, foglio di calcolo e presentazioni) accessibile ed utilizzabile da qualsiasi browser. La comodità del servizio è indubbia e la sua semplicità di utilizzo sconcertante. Innanzitutto è uno strumento utile per lavorare su documenti collaborativi, ai quali possono accedere vari autori e revisori, evidando così di inviarsi decine di email e generando decine di copie dello stesso file: tutti lavorano su un unico documento presente online. Inoltre è incredibilmente comodo per chi è spesso in giro e si trova ad usare con relativa frequenza PC e MAC diversi. In questo caso, anzichè usare un drive USB che per quanto comodo è comunque qualcosa da dover portare in giro e da dover sincronizzare, sarà possibile lavorare ai propri documenti da qualsiasi luogo, trovandoli esattamente come li si era lasciati l’ultima volta che li si era modificati.
Fin qui tutto bene ma, come dicono gli anglosassoni: where’s the catch? Il trucco, se così possiamo dire, sta nel fatto che la sicurezza e la privacy dei nostri documenti non è per niente garantita. Di più. Un’attenta lettura delle condizioni che si accettano la prima volta che si accede al servizio, contengono clausole che di fatto autorizzano Google a fare ciò che crede dei contenuti che noi inviamo online. Scriviamo un articolo per il nostro giornale? Attenzione, potremmo ritrovarcelo pubblicato in un sito Google o in una brochure pubblicitaria di Google.
Come se non bastasse è stato di recente dimostrato che le immagini inserite nei documenti, sono site in indirizzi web pubblici. Non è certo da tutti risalire a questo indirizzo, ma in ogni caso è sgradevole sapere che la propria immagine è pubblicata online. Inoltre, e questo è forse l’aspetto più grave, è stato dimostrato che quando si cancella un documento in realtà questo non viene effettivamente rimosso dai server Google, tanto è vero che può essere interamente recuperato, immagini incluse.
Ritengo che questo comportamento rientri assolutamente nei diritti di Google, ciò che critico è la poca (assente?) trasparenza dimostrata. Tutto ciò secondo me è in ogni caso molto interessante perchè porta a riflettere. Quando ci vengono offerti servizi interessanti gratis o a prezzi ridicoli, bisogna sempre diffidare e informarsi a fondo. Così come nella vita quotidiana, infatti, anche sul web nessuno dà niente per niente. Il mio consiglio è quindi quello di provare con entusiasmo questi nuovi servizi, ma senza affidare loro dati sensibili o attività business di produzione prima di aver effettuato una approfondita analisi delle condizioni di contratto e della sicurezza generale del sistema.