Amplificatore valvolare o a stato solido? Questa è una di quelle domande che, specie tra gli audiofili, possono avviare lunghe ed estenuanti discussioni che mettono in evidenza vantaggi e svantaggi di una o l’altra tipologia. Più in generale il ruolo dell’amplificazione quando si parla di riproduzione audio, specie a certi livelli, è tutto fuorché trascurabile e nel corso degli anni la tecnologia ha fatto passi da gigante con l’obiettivo di raggiungere i maggiori livelli di fedeltà audio possibile. Un amplificatore acustico ha l’obiettivo principale di gestire ed innalzare il volume di un segnale in ingresso. Il loro uso è imprescindibile per chi suona diversi strumenti musicali, ma di fatto in forme più o meno variegate e voluminose ne facciamo uso un po’ tutti nel corso della nostra vita: dal suono riprodotto dal personal computer, all’autoradio, passando per la televisione e gli impianti home theater.
Gli amplificatori valvolari sono costruiti con il primo componente elettronico attivo progettato dall’uomo: la valvola termoionica. Questa si definisce attiva in quanto è in grado di innalzare la potenza di un segnale utilizzando energia e la sua storia risale ai primissimi anni del 900. A livello costruttivo una valvola termoionica non è molto diversa da una lampadina: è costruita solitamente da un rivestimento in vetro al cui interno è praticato il vuoto. Sempre al suo interno sono presenti un anodo e un catodo, tra i quali è normalmente interposta una griglia. Senza scendere nei dettagli del loro funzionamento, grazie a queste tre componenti, che formano una valvola termoionica chiamata triodo, attraverso l’emissione di elettroni da parte del catodo ottenuta per riscaldamento, si ottiene l’amplificazione di un segnale.
Le valvole termoioniche sono state nel tempo soppiantate dai rombanti transistor, oggi alla base di qualsiasi hardware, a causa di una serie di fattori. Innanzitutto le valvole termoioniche hanno una produzione di calore e, pertanto, un consumo relativamente elevato se confrontato con quello dei transistor. Inoltre esiste anche il fattore dimensioni: i transistor sono piccoli e compatti al punto che oggi esistono circuiti integrati di amplificazione sotto forma di piccoli chip. Le valvole termoioniche, invece, a causa della loro costruzione sviluppano un ingombro notevole: per replicare un processore dei moderni personal computer con le valvole bisognerebbe costruire un apparecchio grande quanto un palazzo.
Nonostante questi punti a sfavore, tuttavia, le valvole termoioniche sono riuscite a sopravvivere in alcuni e specifici ambiti d’uso, creando un’interessante nicchia di mercato nel mondo degli impianti audio ad alta fedeltà. Rispetto agli amplificatori a transistor, infatti, quelli dotati di valvole hanno una velocità di risposta alle variazioni di un segnale meno rapida e conseguenza di questo comportamento è una riproduzione del un suono più smussato e corposo rispetto alla metallica perfezione degli amplificatori a transistor. Analizzando il segnale con un oscilloscopio si nota subito che nel caso di un amplificatore a valvole le curve sono meno spigolose.
Se nel mondo dell’alta fedeltà esiste la possibilità di scelta tra un amplificatore valvolare ed uno a stato solido, perché nel mondo dei personal computer non si è mai sentita l’esigenza di offrire la medesima scelta per i sistemi audio integrati? Probabilmente le motivazioni principali sono le medesime che hanno visto il proliferare dei transistor negli ultimi decenni: contenere i consumi, la produzione di calore e le dimensioni sono sempre stati aspetti che hanno avuto la priorità nell’ingegnerizzazione delle componenti per personal computer. C’è stata, tuttavia, nel corso degli ultimi anni qualche eccezione.
Nel mese di Dicembre del 2002, infatti, AOpen, noto produttore di componenti hardware, ha realizzato la scheda madre AX4B-533 Tube per processori Pentium 4 su socket 478, dotata di un amplificatore audio valvolare. All’epoca si trattò di un prodotto che ebbe una discreta risonanza grazie alla sua particolarità. Più recente (2007) è stato il tentativo di MSI di portare l’audio valvolare sui personal computer adottando, tuttavia, una soluzione leggermente diversa rispetto a quella di AOpen. Quest’ultima, infatti, aveva integrato la valvola termoionica e l’intero gruppo di alimentazione composto da enormi condensatori direttamente sul PCB della motherboard. MSI, con la sua K8 Diamond Plus dedicata ai processori AMD su socket 939, invece, decise di fornire un piccolo pannello audio frontale che integrasse la valvola termoionica ed il relativo gruppo di alimentazione.
Nonostante le recensioni dell’epoca non evidenziarono particolari deficienze, se escludiamo una produzione di calore leggermente superiore alla norma, e, al contrario, misero spesso in primo piano la morbidezza e particolarità del suono che l’amplificazione valvolare regalava a queste schede madri, non possiamo di certo dire che tale scelta sia stata ripresa con successo fino ad oggi. Chiarendo da subito che nessuno dei prodotti citati ha mai avuto la presunzione di trasformare un personal computer in un amplificatore valvolare ad alta fedeltà, ci troviamo dunque di fronte ad un’altra interessante soluzione tecnologica soppiantata dalle logiche di business, di contenimento dei costi e massimizzazione dei profitti, oppure esiste una reale motivazione tecnico/qualitativa che ha impedito la crescita di questo mercato?