Cambia la presidenza di Yahoo: l’inizio della fine?

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Yahoo, dopo aver scritto i primi anni, ora si trova in seria crisi finanziaria. Nei mesi scorsi si è molto dibattuto sul futuro di Yahoo, soprattutto in relazione al tentativo di scalata da parte di Microsoft, respinta, contro ogni previsione e contro la volontà degli stessi azionisti di Yahoo, dal presidente e co-fondatore del portale Jerry Yang.

Il povero presidente si è trovato al centro di una questione che deciderà, quando sarà conclusa (perché non lo è), le sorti del web in futuro. La volontà di Microsoft di acquisire Yahoo, con tutta la sua fetta del mercato pubblicitario, fece tremare le ginocchia persino alla dirigenza di Google , dalla quale uscirono dichiarazioni al limite del politicamente corretto.

Dal giorno del rifiuto dell’offerta Microsoft, Jerry Yang è stato sottoposto a pressioni fortissime da ogni parte, tanto da alimentare pettegolezzi sul suo stato di salute. I coraggiosi sentimentalismi di Yang, devono però lasciare il posto alle dure leggi della realtà speculativa, per questo ora ha dovuto lasciare la presidenza dopo una “rivolta” degli azionisti capitanata da Carl Icahn.
Ma chi è costui e cosa succederà ora a Yahoo e al web?Il portavoce di quella grossa fetta di investitori dediti alla speculazione, insieme a quelli che stanno vedendo il proprio capitale investito perdere di valore giorno dopo giorno e vogliono salvare il salvabile, prima di abbandonare la nave.

Potremmo considerarla semplicemente una fase fisiologica di una società in crisi: come una vecchia auto non più utile finisce dall’autodemolitore per essere rivenduta sotto forma di pezzi di ricambio e materie prime.
Bene, Carl Ichan di lavoro fa il demolitore di aziende.

Yahoo quindi, dopo essere scampata alla bocca della balena, alla ricerca di un branco di pesci senza successo, si sta infine spiaggiando per diventare preda di avvoltoi e insetti.

Uscire poi dalle metafore e indovinare cosa succederà concretamente però è molto più difficile.

Il primo passo, già iniziato da qualche tempo, è quello di vendere, o se non si trovano acquirenti, chiudere tutti i reparti che non garantiscono introiti e non sonostrategici per la vita della compagnia, in modo da ridurre le perdite e rendere più snella un’azienda che ansima sotto il suo peso.
Dopo la cura dimagrante si dovrà decidere se venderne i pezzi per la creazione di realtà più piccole indipendenti o da integrare in modo più efficiente nell’organico di altre compagnie.

C’è però un’altra possibilità: quello che ci sia Microsoft a manovrare il fronte degli investitori delusi. Si tratta, sia chiaro, soltanto di un’ipotesi, niente di più, ma che non è campata completamente in aria e forse è l’unica strada che a questo punto potebbe rilanciare Yahoo.
All’indomani del rifiuto dell’OPA fatta da Microsoft, in quel di Redmond dichiararono che l’interesse per Yahoo era ancora vivo ma che non ci sarebbero stati più rilanci: sarebbe iniziato il rastrellamento delle azioni del portalone, per effettuare una scalata ostile in piena regola.
Da allora le azioni Yahoo hanno perso 2/3 circa del valore,e ora i tempi sono maturi per spingere gli investitori ad un risanamento d’emergenza, contenere le perdite e vendere, comunque ad un prezzo inferiore di quanto avrebbero potuto ottenere dall’offerta Microsoft a suo tempo.

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