La storia dell’evoluzione scientifico-tecnologica è alcune volte fatta di scoperte casuali, invenzioni fortuite e collegamenti mentali stranissimi che portano a idee nuove, ma molto più spesso – e con molta meno poesia – è frutto di anni di studi e collezione di dati in laboratori anonimi.
La storia della fisica subatomica fa parte della seconda specie, ma dagli studi sui mattoncini che compongono la materia si hanno poi vantaggi indiretti sulle tecnologie dei materiali. Ora tutto potrebbe finire in una aula di tribunale.
L’LHC (Large Hadron Collider) è il nuovo acceleratore di particelle che sta per essere completato al CERN di Ginevra, in Svizzera, nello stesso tunnel di 27 Chilometri che fu del Large Electron Collider dismesso nel 2000. Un acceleratore di particelle, molto sommariamente, è un anello piuttosto grande dotato di potentissimi magneti e campi elettrici che servono ad accelerare due o più particelle a velocità prossime a quelle della luce per poi farle scontrare e studiare i “pezzi” che le compongono.
Non ci sarebbe niente di male in tutto ciò, se non fosse che le energie in gioco sono sempre più grandi (più grande è il tunnel e più veloci si vogliono sparare le particelle, più energia è necessaria per l’esperimento) e che secondo alcuni questo potrebbe essere l’ultimo esperimento mai tentato sulla Terra, perché poi essa potrebbe essere inghiottita da un buco nero.
Walter Wagner e Luis Sancho, due fisici non nuovi a questo genere di iniziative, hanno denunciato il CERN, il Fermilab di Chicago e il Dipartimento dell’Energia degli USA, che hanno partecipato alla costruzione dell’acceleratore. Nel 2001 Wagner e Sancho avevano tentato di convinvere il mondo scientifico che “l’apocalisse” era vicina poiché si sarebbe messo in moto l’acceleratore di ioni di Brookhaven, che funziona senza problemi (a lui e al mondo) da otto anni.
Secondo la loro teoria lo scontro delle particelle a Ginevra potrebbe creare un mini buco nero che piombando al centro della Terra per gravità inizierebbe a divorarla da dentro, oppure potrebbe creare materia mai vista prima che reagirebbe in modo anomalo con la materia esistente.
Il problema è che nessuno sa esattamente che cosa accadrà quando l’LHC verrà messo in funzione, proprio perché gli esperimenti mirano a conoscere aspetti della fisica dei materiali che nessuno è in grado di studiare con gli odierni strumenti. Ma questo basta a giustificare il rischio, ammesso che un rischio ci sia? Il progresso tecnologico deve obbligatoriamente passare per esperimenti rischiosi e potenzialmente dannosi?
La maggior parte degli scienziati smentisce le teorie di Wagner, definendole semplici fantasie allarmistiche, ma se invece avesse ragione non ci sarebbe molto da fare per rimediare. Tutto sommato quando venne ipotizzato il potere devastante della prima bomba atomica e si fece l’esperimento di Los Alamos, si trattava solo di tenersi a debita distanza; in questo caso quali sarebbero le contromisure?
E soprattutto: ha senso che a decidere questo ennesimo possibile balzo della scienza sia un giudice?